Description
Runner-up Prize dell’Edimburgh Gadda Prize, sezione "Novecento in saggio"In questo libro si racconta la narrativa del secondo Novecento attraverso il suo rapporto col trattamento figurale dello spazio.Se la “geo-grafia” è quell’operazione che inscrive il globo in una superficie di carta, riproducendolo secondo un modello geometrico, molta letteratura del XX secolo ha invece restituito la complessità del sistema terrestre, affrontandone le faglie, le asperità, la disomogeneità. L’arte verbale ha fatto i conti con la storia occidentale della riduzione a due dimensioni sfruttando la quarta dimensione del tempo, facendo emergere, affianco alle componenti antropiche, gli addensamenti millenari degli spazi agiti dall’uomo. Dalla geografia si è passati alla verticale della geologia, mentre la riproduzione grafica del mondo si è trasformata in un discorso sul mondo, con l’ambizione di restituirlo nella sua interezza. Oggi che i satelliti ci mostrano abitualmente la Terra dallo Spazio, che le immagini dei luoghi sono state trasmesse a migliaia di chilometri di distanza, che le mappe sono entrate nel sistema di Google, lo spazio della scrittura c’interroga sulle nostre abitudini culturali e torna a mettere in movimento i territori. La letteratura si è sempre misurata con la geografia, utilizzando ampiamente le metafore dello spazio, della misura e del tragitto. Nel corso del Novecento il confronto è diventato più serrato, investendo aspetti della rappresentazione e della teoria: alla riduzione “geo-grafica” dei territori gli scrittori hanno contrapposto la restituzione degli spessori, delle irregolarità, dei percorsi accidentati. In questo modo si è ripensata la lunga storia dell’Occidente, dove, a partire da Ulisse ed Enea, chi segna i confini delle città o traccia le vie di comunicazione è sempre stato un eroe.