Description
Pubblicati nel 1914, subito notati ma per lo più fraintesi dalla critica, i Canti Orfici sono un luogo irripetibile della letteratura italiana. Chi ha provato a definire la loro arcaica modernità si è smarrito nella sovrabbondanza dei riferimenti letterari, oppure si è lasciato abbagliare dal mito campaniano di una vita e di una mente slogata. In entrambi i casi non si è resa giustizia a un testo che, per lasciar filtrare la sua forza eversiva, doveva aspettare la definizione di un nuovo paradigma epistemologico: gli studi sul paesaggio hanno cominciato solo di recente a emanciparsi dai gabinetti di estetica, in un ripensamento del rapporto Uomo-Terra che passa attraverso l’ecologia, la fenomenologia della percezione e l’antropologia. Senza allora rinunciare a un armamentario critico tradizionale (dall’analisi stilistica alla critica delle varianti), questo libro esplora il paesaggio nei Canti Orfici come la matrice stessa dell’invenzione poetica.«Se guardiamo il testo come un paesaggio, fatto a macchie di crescita, intero e incompiuto, stratificato e aperto, dinamico e multiplo, ci troveremo in presenza di un modo completamente nuovo di pensare e dare forma all’opera: uno “spazio fuori del tempo”, dove il paesaggio scritto non è un’oasi ritmica o un contenitore di affetti, ma una funzione poetica fondamentale e ultima».