Description
«Si vis vitam, para mortem. Se vuoi sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte». Nell’esortazione di Freud, scandita mentre era in atto la carneficina della prima guerra mondiale, riecheggiano i millenni della storia umana, gli immani tentativi di ogni civiltà di fronteggiare quella che è stata chiamata «la regina di tutti i terrori», allestendo gli apparati simbolici che mettevano la morte in continuità con la vita e la accoglievano nel perimetro dei viventi secondo principi socialmente condivisi e canoni ritualizzati. Oggi, dopo che si è interrotta la lunga tradizione di pratiche relazionali intorno al morire – sempre più espulso dal comune orizzonte cognitivo, emozionale e valoriale, ma al contempo oggetto di dibattuti protocolli bioetici che disciplinano le terminalità protratte –, è ineludibile educare alla mortalità. Diffusa da decenni nei Paesi anglosassoni, la Death Education si propone di rinsaldare gli ancoraggi psicologici che consentono di riconoscere i profili dell’angoscia, prevenire i fattori scompensanti del lutto patologico ed elaborare i vissuti di perdita a tutte le età, in particolare durante l’adolescenza, quando è maggiore il rischio di condotte autolesive e ideazioni suicidarie e rimane ancora indefinita la tassonomia di gravità delle esperienze. Un buon esercizio di resilienza, che Ines Testoni prospetta nella sua completa ricognizione dei Death Studies, ma che ritiene essenziale integrare, durante l’iter scolastico, con un potenziamento della competenza spirituale, ossia con una riflessione sul significato della caducità e della finitudine che coinvolga la dimensione intrinseca dell’individuo, al di là di ogni regolamentazione confessionale. Per sottrarre l’inevitabile alla presa devastante dell’emergenza bisogna, fin da piccoli, educare al dolore supremo linguaggi e comportamenti: solo così «chi muore non è abbandonato e non abbandona nessuno».
Biographical notes
Ines Testoni insegna Psicologia sociale e Psicologia delle relazioni di fine-vita, perdita, morte presso l’Università di Padova, dove dirige anche il master Death Studies & the End of Life. È autrice di oltre cento articoli specialistici su riviste nazionali e internazionali. Tra i suoi saggi: Psicologia del nichilismo. La tossicodipendenza come rimedio (1997), Il dio cannibale. Anoressia e culture del corpo in Occidente (2001), Psicologia sociale (con Adriano Zamperini, 2002), Il sacrificio del corpo. Dialogo tra Caterina da Siena e Simone Weil (2002), Il mantello di Mefistofele. Psicologia sociale e processi di formazione (con Adriano Zamperini, 2007), Autopsia filosofica. Il momento giusto per morire tra suicidio razionale ed eternità (2007), La frattura originaria. Psicologia della mafia tra nichilismo e omnicrazia (2008) e Dopo la notizia peggiore. Elaborazione del morire nella relazione (2011). Per Bollati Boringhieri ha pubblicato L’ultima nascita. Psicologia del morire e Death Education (2015).