Description
Il sistema di accoglienza italiano, col decreto Sicurezza, ha visto gravemente limitata la sua governance, ridimensionato il complesso di servizi volti a garantire ai richiedenti asilo percorsi di formazione e inclusione qualificati, prodotto una forma di accoglienza “parcheggio” che produce emarginazione e rende strutturalmente fragili i suoi ospiti, agevolandone lo sfruttamento per mezzo di datori di lavoro senza scrupoli, caporali e speculatori vari. Il decreto Sicurezza boicotta anche le espressioni ed esperienze più virtuose e inclusive. Esso amplifica forme di disagio, intolleranza e insicurezza sociale, sia percepita che reale. Sotto questo aspetto è urgente dirigersi in direzione ostinatamente contraria, investendo in un sistema d’accoglienza e d’inclusione ben organizzato, territorialmente aperto e trasparente, adeguatamente sostenuto sul piano economico, capace di elaborare, dentro un quadro di rigorosa professionalità, governance e pratiche virtuose. Peraltro queste ultime nel Paese esistono già e rappresentano forme anche di resistenza attiva alla deriva xenofoba e razzista in corso. Purtroppo, l’accesso legale al mercato del lavoro dei richiedenti asilo continua a essere un obiettivo mancato a causa della condizione degli stessi beneficiari e della sua aspirazione a mantenerli in condizioni di ricattabilità a scopo di sfruttamento. Superare gli effetti del decreto Sicurezza è urgente e rappresenta una forma di resistenza civile che può consentire al Paese di riconquistare dignità e avviare una nuova fase di progresso civile ed economico.
Biographical notes
Marco Omizzolo, sociologo, responsabile scientifico di In Migrazione, ricercatore Eurispes e Amnesty International Italia. Collabora con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e con il corso di alta formazione dell’Università di Pisa. Lavora da molti anni sul tema delle mafie italiane e straniere in Italia, sulle migrazioni, sulla tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo e sul caporalato. Il 18 aprile del 2016 è stato animatore dello sciopero che ha portato oltre 4000 braccianti indiani a manifestare contro caporali, mafiosi e sfruttatori. Ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche in Italia e all’estero. A gennaio del 2019 è stato insignito, dal Presidente della Repubblica Mattarella, del titolo di Cavaliere della Repubblica per meriti nello studio e contrasto al caporalato e alle agromafie.