Description
La fotografia è un medium, l’estensione sensoria del corpo, una protesi per vedere diversamente, una macchina inconscia che produce rappresentazione automatica. Oggi, nella sua dimensione digitale, si presenta sempre più come straordinario artificio in grado di ridisegnare la vita quotidiana e gli ambienti di vita.
In questo volume, secondo una prospettiva che innesta la ricerca mediologica su quella storico-archeologica, si indaga la natura del medium, la sua storia, la sua trasformazione tecnologica, dal dagherrotipo a Instagram, dal collodio umido a Pinterest, dalle cartes de visite a Facebook.
Organizzato in tre parti, nella prima il volume esprime un approccio mediologico e visuale. Ripartendo dalla natura diffcilmente controllabile di un mezzo di comunicazione che ha vissuto importanti metamorfosi, smaterializzandosi nel presente digitale, si propone una sorta di iconologia critica che ragioni sulla specifi cità del medium e sulla sua inafferrabilità semiotica.
Nella seconda parte, i saggi propongono i tratti di una genealogia occidentale che, attraversando due secoli, segna la fondamentale continuità della traiettoria fotografica in un più ampio contesto mediale, dall’analogico al digitale, dalla reflex allo smartphone, con un salto quantitativo, e relazionale, legato alle trasformazioni più recenti.
Infine nella terza parte diventa protagonista la relazione culturale tra fotografi a e società italiana: dai sogni cinematografi ci alla denuncia sociale del dopoguerra, dalla Polaroid di Moro e gli anni Settanta ai territori della moda degli anni Ottanta e Novanta, la fotografia, secondo luoghi e tempi diversi, tra locale e globale, diventa un punto di snodo fondante per ragionare sull’identità del nostro paese.
Biographical notes
Giovanni Fiorentino è professore ordinario di Teorie e tecniche dei media all’Università della Tuscia, dove è anche direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche, della comunicazione e del turismo. Presidente della Società Italiana per lo Studio della Fotografia, scrive per “Il Messaggero”, “Il Mattino” e studia i media – in particolare il medium fotografico – in una prospettiva di storia e teoria culturale. Tra i suoi libri: L’Ottocento fatto immagine (2010²), Il flaneur e lo spettatore (2014), Dalla parte del suono (2019). Per Meltemi ha pubblicato L’occhio che uccide (2004).