Description
È stata approvata recentemente una norma anticorruzione (190/2012) dopo tre anni di discussione (ostruzionismo) in Parlamento, ma tutti i gruppi politici sembrano già animati a modificarla. La norma avvicina «a parole» l’Italia al resto del mondo,ma la tiene ancora lontana dalle reali esigenze del paese: l’attenzione è concentrata sulla corruzione amministrativa e si trascura quella politica, non si prendono in considerazione i reati a essa collegati (falso in bilancio, fondi neri, finanziamento ai partiti ecc.). La norma per la prima volta tiene conto delle esigenze di prevenzione oltre che della repressione: per la prevenzione è prevista l’adozione di una serie di strumenti per i quali esiste però un deficit culturale sia della società civile che del management delle aziende soprattutto pubbliche. L’attività di repressione, invece, rimane ancora molto inefficace; l’arsenale penale è di fatto spuntato per effetto dei termini della prescrizione che hanno fatto sì che nessuno sia mai andato in galera per corruzione nel passato e nessuno ci andrà nel futuro. Abbiamo scherzato. L’analisi costi benefici di chi corrompe o è corrotto è ancora molto vantaggiosa a favore di entrambi: non c’è di fatto pena e non c’è condanna morale da parte della società civile che legge la corruzione come un «male necessario» per combattere la burocrazia imperante. La corruzione è una «tassa iniqua» e ingiusta di 1500 euro a persona, incluso il neonato che viene alla luce in questo secondo, che ruba il futuro alle generazioni future, cancella la meritocrazia, tiene lontani gli investimenti esteri, fa migrare le aziende italiane. La corruzione secondo stime (sbagliate) – per assurdo non esiste in Italia un modello di stima attendibile – quota 70miliardi l’anno e combatterla seriamente equivale a lanciare più finanziarie e spending review a costo zero in un solo anno. Il volume propone riflessioni, considerazioni, dati, confronti, strumenti e agende da implementare in chiave giuridica, organizzativa, economica e sociale.