Description
Dopo la conquista del potere da parte dei nazisti, Charlotte Beradt inizia a raccogliere i sogni di centinaia di persone, suddite del Terzo Reich. L’intuizione di Beradt è che questa “indagine onirica” possa costituire una sorta di “sismografia” della vita nel Terzo Reich. Come ha scritto Reinhart Koselleck nella prefazione, queste fantasie psichiche “non offrono una rappresentazione realistica della realtà, e tuttavia illuminano di una luce particolarmente abbagliante quella realtà da cui scaturiscono. I sogni narrati ci conducono in modo esemplare nelle nicchie della vita quotidiana, apparentemente privata, in cui penetrano le onde del terrore e della propaganda. Testimoniano del terrore prima scoperto, poi strisciante, del quale anticipano l’evoluzione violenta”. Georges Didi-Huberman ha scritto che il libro di Beradt permette di capire “come un’esperienza interiore, la più ‘soggettiva’, la più ‘oscura’ che esista, possa apparire come un barlume per gli altri non appena trova la forma giusta per la sua costruzione, per la sua narrazione, per la sua trasmissione”, trasformandosi così in “conoscenza clandestina”, in “sapere eterotopico”.
Biographical notes
Charlotte Beradt (1907-1986), giornalista tedesca di origine ebraica, collaborò dal 1930 con l’importante “Weltbühne”. Vicina al Partito comunista di Germania, fu costretta a emigrare a Londra e poi a New York per sfuggire al nazismo. A New York aprì un negozio di parrucchiera per poter sopravvivere; solo dopo la fine della guerra tornò a svolgere attività giornalistica, collaborando con diverse testate e con la radio della Repubblica Federale Tedesca. Oltre al Terzo Reich dei sogni – tradotto in sei lingue –, Beradt ha scritto molti articoli e libri, tra cui una monografia dedicata a Paul Levi (Paul Levi. Ein demokratischer Sozialist in der Weimarer Republik) e una sua raccolta di saggi e discorsi. Inoltre, ha curato l’edizione di scritti e lettere dalla prigionia di Rosa Luxemburg (Rosa Luxemburg im Gefängnis: Briefe und Dokumente aus den Jahren 1915–1918) e la traduzione tedesca di alcuni saggi di Hannah Arendt.