Description
Com’è possibile coniugare l’impegno politico con la ricerca sul campo? Offrendo una rassegna ragionata, il testo illustra le radici profonde nell’antropologia italiana, ma evidenzia soprattutto la politicizzazione dell’etnografia, tornata prepotentemente alla ribalta nell’ultimo decennio con lo studio dei movimenti sociali. Viene scandagliata la letteratura internazionale ma soprattutto gli studi di etnografi militanti italiani emergenti, per perlustrare diverse opzioni politiche, teoriche e metodologiche su come fare ricerca qualitativa e su come comprendere le forme dell’attivismo contemporaneo con un esplicito intento di trasformare l’esistente. Il taglio è autoriflessivo, centrato su potenziali tensioni e dilemmi che si creano nelle relazioni con il contesto studiato, nella conduzione della ricerca e in fase di restituzione. Distinguendo l’etnografi a militante da altre forme di coinvolgimento pubblico della ricerca – quali l’antropologia applicata, la ricerca-azione e l’antropologia pubblica –, si chiarisce la continuità e la discontinuità delle etnografi e militanti contemporanee rispetto alla celebre presentazione gramsciana dell’“intellettuale organico”. Infine, i tre autori ripercorrono la loro esperienza politica ed etnografi ca per mostrare come fare ricerca possa sia contribuire al sapere scientifico sia rafforzare contesti politici.
Biographical notes
Stefano Boni ha condotto la sua ricerca in Ghana, Italia e Venezuela. È autore delle monografie: Le strutture della disuguaglianza (2003); Clearing the Ghanaian Forest (2005); Vivere senza padroni (2006); Culture e poteri (2011); Homo comfort (2014); Il Poder Popular nel Venezuela socialista del ventunesimo secolo (2017). Ha pubblicato articoli sulle riviste ˮEthnologyˮ, ˮAfricaˮ, ˮAnthroposˮ, ˮHistory and Anthropologyˮ, ˮEthnography ˮ, ˮAnthropology Todayˮ e ˮFocaalˮ. Insegna Antropologia culturale e Antropologia politica all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Alexander Koensler insegna Antropologia della globalizzazione e Antropologia dell’alimentazione all’Università degli Studi di Perugia. Ha condotto ricerche decennali sul campo su alleanze trasversali israelo-palestinesi nel deserto del Negev e ha coordinato un progetto di ricerca alla Queen’s University Belfast su politiche della trasparenza agroalimentari e utopie neorurali. È autore, tra gli altri, di Israeli-Palestinian Activism (2015).
Amalia Rossi ha collaborato dal 2006 al 2016 con il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ha condotto ricerche in Italia e Thailandia e ha insegnato Antropologia alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Si è specializzata come consulente legale e procedurale in tema di protezione internazionale lavorando per l’European Asylum Support Office (EASO) e per altre agenzie governative.