Description
Ci sono voluti secoli di sacrifici, sofferenze ed esercizio continuo della coercizione per fissare il lavoratore al posto di lavoro, poi per mantenercelo associandogli una vasta gamma di protezioni che definiscono uno statuto costitutivo dell’identità sociale. Ma è proprio nel momento in cui la “civiltà del lavoro”, nata da questo processo secolare, sembrava ormai consolidata sotto l’egemonia del lavoro salariato e con la garanzia dello Stato sociale, che l’edificio si è crepato, facendo risorgere la vecchia ossessione popolare di dover vivere “giorno per giorno”. Ormai il futuro ha impresso il sigillo dell’aleatorio.
La questione sociale si pone, oggi, a partire dal centro della produzione e distribuzione della ricchezza, nell’impresa, attraverso il regno indiscusso del mercato; non è dunque, come si crede comunemente, quella dell’esclusione. Si traduce nell’erosione delle protezioni e nella vulnerabilità degli status. L’onda d’urto prodotta dallo sgretolamento della società salariale attraversa l’intera struttura sociale e la scuote da parte a parte. Quali risorse si possono mobilitare per far fronte a questa emorragia e salvare i naufraghi della società salariale?
Biographical notes
Robert Castel (1933-2013), sociologo, è stato direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Tra le opere tradotte in italiano: Lo psicanalismo. Psicanalisi e potere (1975), L’ordine psichiatrico. L’epoca d’oro dell’alienismo (1980), L’insicurezza sociale. Che significa essere protetti? (2004), La discriminazione negativa. Cittadini o indigeni? (2008) e, con Claudine Haroche, Proprietà privata, proprietà sociale, proprietà di sé. Conversazioni sulla costruzione dell’individuo moderno (2013).