Description
“La musicoterapia, come ogni altra psicoterapia, si propone essenzialmente tre scopi: il primo è conoscersi e comprendersi; conoscere e capire l’altro, accettarsi e accettare gli altri. È indispensabile a questo fine la creazione di un clima di sicurezza, di distensione e di riposo che inciti il soggetto ad esprimere spontaneamente e senza resistenza né reticenza la sua angoscia e i suoi problemi. Alcune opere musicali possono giocare qui un ruolo importante.Il secondo scopo consiste nel risvegliare le energie positive, i sentimenti costruttivi, l’immaginazione e l’intelligenza creatrice. La musicoterapia può portare un aiuto preciso a tale politica e, in particolare, può sollecitare le funzioni creative della personalità.Infine si tratta di rispondere alla domanda: «Come utilizzarsi in meglio? Come migliorare la propria vita migliorando la vita degli altri?». Si tratta quindi di riorganizzare la personalità: di riorganizzare i desideri, gli obiettivi perseguiti, i mezzi utilizzati.”Questo l’incipit del risvolto di copertina che Claudio Cavallini aveva steso per l’uscita, nella collana “Le frontiere dell’educazione”, del volume dei francesi Guilhot, Jost e Lecourt, La musicoterapia associata ad altre tecniche terapeutiche (Guaraldi 1974), che non solo aveva fortemente voluto ma di cui aveva personalmente curato la traduzione. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti di quella intuizione pionieristica: una intuizione che – al di là del successo che marcò quel primo affacciarsi in Italia di un tema di grande originalità, poi sviluppato negli anni successivi con altri titoli del catalogo – si sarebbe sempre più aperta alle competenze mediche e psicopedagogiche, sperimentando sul campo la capacità “terapeutica” della musica.