Tutti i giorni Gabriel Zuchtriegel attraversa l’incrocio dei due assi principali di Pompei dove, la mattina del 25 ottobre dell’anno 79 d.C., un’intera città fu sepolta viva. Quando vede la scultura del giovane pescatore sorpreso nel sonno, gli capita di pensare a suo figlio. Abbiamo a che fare con il passato, con gli antichi, molto più di quanto siamo abituati a pensare. Gabriel Zuchtriegel, archeologo e direttore di Pompei, si affida a templi, rovine e opere dell’arte classica per ricostruire le esperienze che i contemporanei facevano del potere, del sacro, della vulnerabilità, della perdita. Commenta opere d’arte, reperti, templi e costruisce per noi uno straordinario esercizio di empatia con l’antichità. Le immagini abbandonano il silenzio e diventano cariche di emozioni e di significati: possono toccarci ancora oggi e hanno molto da insegnarci sulla vita. “Oggi,” così Zuchtriegel, “sappiamo molto della società antica. All’inizio l’archeologia era dominata da uomini, europei, bianchi, studiosi, aristocratici e intenditori dell’alta società, che hanno fortemente influenzato la ricerca archeologica e l’interesse della gente. Grazie alle nuove prospettive aperte dagli studi postcoloniali, dagli studi di genere e dal femminismo, oggi abbiamo una visione molto diversa dell’antichità.”