Description
L’attacco al riduzionismo funzionalista negli anni settanta veniva portato avanti entro almeno due differenti angolazioni. Da un lato Henri Lefebvre, a sfidare l’ortodossia marxista. Dall’altro, la pista anarchica di Colin Ward. La critica al riduzionismo funzionalista è già tutta lì, compresa negli attacchi rivolti all’incapacità del funzionalismo di cogliere l’essenza della città. Oggi il progetto urbanistico rischia di finire entro le maglie di un nuovo funzionalismo. Questa l’ipotesi che il libro propone, a valle di alcune ampie ricerche condotte su territori europei. Il progetto contemporaneo è, di nuovo, un progetto funzionalista perché gioca tutto su aspetti percettivi, di sensibilità, di comfort; sulla necessità di rinforzare identità e abitabilità per un soggetto scarnificato e astratto; rende lo spazio e la società piatti. Spazio e società non sono piatti, neppure negli anni della crisi che molte cose ha ridotto. Al contrario, i territori europei mostrano questioni complesse che hanno a che fare con le ambiguità del vivere assieme in società individualizzate, con l’intimità e l’esibizione, con il deflagrare dei diritti relativi all’abitare, in un’epoca segnata dalla loro forte restrizione. Scopo di questo libro è mettere in evidenza questi snodi affinché essi mantengano la loro problematicità. Gli spazi della condivisione, dello stare entre nous, dell’abitare felice nella dispersione, delle passioni gioiose e di quelle tristi, dell’intimité e dell’extimité, gli urban interiors, gli spazi generati dalla desingolarizzazione dei diritti funzionano in questo modo. Hanno una certa efficacia nel disvelare, teatralizzandolo, l’orizzonte normativo del reale. Sono spazi che contano esattamente in questo senso: per rapporto ai soggetti, ai corpi, alle passioni, alle pratiche.
Biographical notes
Cristina Bianchetti, professore ordinario di urbanistica presso il Politecnico di Torino, ha insegnato a Pescara, Venezia, Milano. È presidente del Nucleo di valutazione dell’Università Iuav di Venezia.