Description
A chi serve il sistema Stanislavskij? Si afferma, generalmente, che serve all’attore di ispirazione naturalista. Questo libro consente invece di ampliare la risposta in due direzioni. La prima è quella del ‘lavoro dell’attore’. Quale che sia la sua poetica o il suo stile, il sistema serve all’attore per conquistare la ‘credibilità’: che non vuol dire verosimiglianza naturalistica, ma corpo-in-vita, come ha chiarito l’Antropologia Teatrale di Eugenio Barba. La seconda direzione è quella del ‘lavoro su di sé’. Il sistema costituisce oggettivamente – in parte oltre le intenzioni dello stesso Stanislavskij – uno yoga per il lavoro su se stessi. Da Stanislavskij prende avvio il lavoro di Jerzy Grotowski, che appunto usa l’arte dello spettacolo come ‘veicolo’.
Biographical notes
Franco Ruffini insegna Discipline dello spettacolo presso il Dams dell’Università Roma Tre. È membro dell’équipe scientifico-pedagogica dell’ISTA (International School of Theatre Anthropology), fondata e diretta da Eugenio Barba. Fa parte della direzione della rivista “Teatro e Storia”. Da anni si occupa di teatro del Novecento, con particolare riferimento alle problematiche dell’attore. Tra le sue pubblicazioni: Teatro e Boxe. L’“atleta del cuore” nella scena del Novecento (Bologna 1994); I teatri di Artaud. Crudeltà, corpo-mente (Bologna 1996); Per piacere. Itinerari intorno al valore del teatro (Roma 2001); Il filo rosso. Teatro e taccuini (1999-2006) (Roma 2007).