Description
Un esordio folgorante – nel 1962, a trent’anni –, quello di Salvatore Mannuzzu, e poi un lungo «esilio» dalla narrativa, dal quale lo scrittore sardo esce con un romanzo che di nuovo e con più clamore lo riporta sotto i riflettori del pubblico e della critica, tanto da diventare un vero e proprio «caso letterario». Da allora – e siamo al 1988, l’anno di Procedura – i romanzi e i racconti si succedono, rivelando i contorni di quella che si definisce sempre più come la figura di uno dei più solidi narratori contemporanei. E se è il giallo il genere a cui si tende ad accostare la scrittura di Mannuzzu, è bene precisare che si tratta di una «parentela» assai lontana, e messa continuamente in crisi e sotto accusa: la tensione che percorre le pagine lavora, spesso sottotraccia, a corrodere dall’interno l’intima struttura di un genere che, se mantiene gli elementi tipici dell’inchiesta e della suspense, tuttavia ne esce rinnovato fino a diventare altra cosa, mostrando una densità e una problematicità tra le più ricche della letteratura italiana contemporanea. Con la sua scrittura dai tratti stilistici e tematici potenti, Mannuzzu si pone strenuamente alla ricerca, perlopiù vana, del senso, ingaggiando, proprio come i suoi personaggi, un corpo a corpo con simboli e metafore, cosciente che la crisi nella quale è immerso è propria di un tempo agitato nelle urgenze del presente ma perso dentro cose minime. E il fantasma evocato dal titolo corrisponde appunto alla natura che, in vari modi, assumono i protagonisti romanzeschi, imprendibili e sfuggenti, spesso abitati da una folla di demoni, primo tra tutti quello del seduttore, disponibile, proprio per il suo essere indefinito, a lasciarsi affascinare da tutto, e incapace di scegliere. Da questo studio, in cui finalmente si offre uno sguardo a tutto tondo sull’opera narrativa di Salvatore Mannuzzu, emerge il ritratto di uno scrittore perennemente in lotta con sé stesso, capace di inchiodare la vita alle proprie contraddizioni.
Biographical notes
Alessandro Cadoni insegna materie letterarie nell’Istituto tecnico «Salvator Ruju» e Storia del cinema all’Accademia di Belle Arti «Mario Sironi» a Sassari. Collaboratore di varie riviste e del quotidiano «La Nuova Sardegna», i suoi interessi di ricerca spaziano dalla narrativa italiana contemporanea all’analisi stilistica del film. Ha scritto su diversi autori (tra questi Grazia Deledda, Roberto Longhi, Mario Soldati, Barthélemy Amengual, Cesare Cases) e ha pubblicato nel 2015 il volume Il segno della contaminazione. Il film tra critica e letteratura in Pasolini (Mimesis).