Description
I problemi che stavano all’origine della crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 non sembrano essere stati tutti risolti. Quelli che persistono paiono segnalare una contraddizione più profonda, che ha a che fare con il modello di sviluppo connesso all’ideologia economica neoliberista, i cui principi non sono stati superati. Accumulazione e sviluppo sembrano essere entrati in conflitto aperto. Le possibili vie d’uscita non vengono percorse a causa della radicale ignoranza con cui i poteri pubblici affrontano le questioni economiche, che li rende incapaci di immaginare un nuovo ruolo dello Stato e una politica economica differente. D’altra parte, anche le scorciatoie che conducono a una chiusura mercantilistica sono vicoli ciechi. In mezzo, lo spazio per una scienza economica che non rinuncia a voler cambiare le cose.
Biographical notes
Docente emerito all’Università Roma Tre, ha studiato a Roma e a Cambridge con Federico Caffè e R.F. Kahn, e insegnato in numerosi atenei. È stato vicepresidente dell’Enea, consulente dell’Ue, di vari governi e, in Italia, dei ministeri del Bilancio, Lavoro, Ambiente e Beni culturali. Dirige la rivista «Economia della Cultura». Tra le sue ultime pubblicazioni, Il capitalismo e lo stato. Crisi e trasformazione delle strutture economiche (Castelvecchi 2015).