Description
È all’interno del nodo che lega teoria del
feticismo e teoria del valore che risiede la
fondazione, secondo Marx, della teoria rivoluzionaria. È proprio a questo fondamento
che deve mirare la critica: sotto le vesti della
teoria bisogna infatti procedere, ormai, a
fare i conti con il fallimento pratico di un
progetto di liberazione che, in quanto tale, è
rimasto soltanto una vaga intuizione. A cinquant’anni dal 1968, Romano Màdera
– filosofo e psicoanalista che di quella sinistra
extraparlamentare fu una delle anime
(fondatore del gruppo “Gramsci” e redattore
di “Rosso”) – riprende e aggiorna le
considerazioni formulate in uno dei suoi
più noti scritti post-sessantottini (Identità
e feticismo, 1977) per osservare dalla
giusta distanza cosa è rimasto di quella
magnifica illusione. Oggi, in un mondo dominato da una globalizzazione che affossa
le classi subalterne, viene da domandarsi
se le categorie marxiane non siano divenute
radicalmente inadatte, con l’insistere sui
concetti di classe e di coscienza di classe,
a descrivere i bisogni qualitativi che, in
modo confuso, magmatico, hanno comunque
risvegliato una speranza di liberazione
dentro la storia contemporanea.
Biographical notes
Romano Màdera, professore ordinario di Filosofia
morale e di Pratiche filosofiche presso l’Università
degli Studi di Milano Bicocca. Fa parte delle associazioni
di psicologia analitica AIPA e IAAP, del Laboratorio
Analitico delle Immagini e della redazione
della Rivista di Psicologia Analitica. È fondatore di
Philo - Pratiche filosofiche e di SABOF (società di
analisi biografica a orientamento filosofico). Tra le
sue pubblicazioni: L’animale visionario (1999); La
filosofia come stile di vita (con L.V. Tarca, 2003); Il
nudo piacere di vivere (2006); La carta del senso
(2012); Carl Gustav Jung (2016).