Description
Un libretto semplice, intendiamoci, senza tante pretese, ma non insipido, al contrario: animato dalla curiosità,che come tutti sanno è sempre sapida.C’è un grande psicoanalista di scuola antropologica, Ernest Jones, che si è letteralmente perso a indagare i significati simbolici del sale, finendo sempre, ovviamente, col trovarvi delle arcaiche e fondatissime radici sessuali. Noi ne offriamo al lettore solo un piccolo “florilegio” per far provare almeno i primi effetti della vertigi-ne che si prova a scrutare l’abisso di significati che il sale evoca. Persino un grande semiologo come Paolo Fabbri si limita ad affacciarsi sull’orlo del termine “salace”che poi condisce con un “salilegio”di citazioni, appunti per una comunicazione, uno scritto, una conferenza che verrà. Per ora è in salamoia, come si conviene al pen-siero. A me personalmente, la definizione più bella di sale sembra quella che formula San Luca in forma di domanda: “... se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere intenda”. E’ vero: tutto il resto è insipido. Il problema, col sale, è avere orecchi, prima ancora che papille.