Descrizione
L’aria che si respirava si chiamava povertà / in una terra magra che guardava il cielo / tenacia e fantasia puntava il tempo a venire.
E’ tutta racchiusa in questi versi la semplicità, la forza e la grazia delle poesie di Salvatore De Pasquale. Protagonista assoluta della sua raccolta è la Sicilia. Quella reale e, soprattutto, quella trasfigurata dalla memoria e dai sensi dell’autore: un’isola nell’Universo, fuori dal tempo, eterna come un mito, in cui uomini e donne / camminano diversamente.
L’eco dei lirici greci, della poesia popolare, perfino dei grandi siciliani del Novecento, Quasimodo in primis, è chiara e riconoscibile nei versi di De Pasquale. Ma la sua è una poesia fatta “di istinto e naturalezza”, come lui stesso dichiara. Perciò icastica ed efficace, ricca di immagini e di ritratti che lasciano il segno.
E’ tutta racchiusa in questi versi la semplicità, la forza e la grazia delle poesie di Salvatore De Pasquale. Protagonista assoluta della sua raccolta è la Sicilia. Quella reale e, soprattutto, quella trasfigurata dalla memoria e dai sensi dell’autore: un’isola nell’Universo, fuori dal tempo, eterna come un mito, in cui uomini e donne / camminano diversamente.
L’eco dei lirici greci, della poesia popolare, perfino dei grandi siciliani del Novecento, Quasimodo in primis, è chiara e riconoscibile nei versi di De Pasquale. Ma la sua è una poesia fatta “di istinto e naturalezza”, come lui stesso dichiara. Perciò icastica ed efficace, ricca di immagini e di ritratti che lasciano il segno.
Biographical notes
Salvatore De Pasquale è nato il 10 marzo 1944 in una frazione di Barcellona Pozzo Di Gotto (ME)
da una povera famiglia contadina di otto figli. Di sé dice di aver vissuto due vite. Una “greco-
romana” nella sua terra natale; l’altra “lanzichenecca”, come emigrato in Svizzera, cominciando
dai più umili lavori sino a diventare un esperto radio-tecnico.
Oggi vive in Versilia, dove ha ricreato un pezzetto di Sicilia in un giardino in cui “non manca
davvero niente: l‘orticello, i limoni, gli aranci, i gelsi e gli alberi di fico di vari tipi e non da meno i
fichi d‘india”.