Description
Dagli attentati ai terremoti, dagli incidenti aerei ai sequestri, dai massacri ai suicidi, ogni avvenimento violento invoca la presenza di psichiatri e psicologi che intervengano in nome della traccia psichica del dramma: il trauma. A lungo questa nozione è servita a squalificare soldati e operai della cui sofferenza si metteva in dubbio l’autenticità. Oggi, grazie al trauma, le vittime trovano un riconoscimento sociale. E proprio sulla condizione delle vittime si concentrano le analisi di Fassin e Rechtman, tra i principali antropologi contemporanei. L’impero del trauma delinea l’appassionante percorso che dai lavori di Charcot, Janet e Freud giunge all’invenzione del disturbo post-traumatico da stress negli Stati Uniti, fino all’attuale era di riabilitazione, che produce l’apparizione di una nuova soggettività politica: quella della vittima.
Biographical notes
Didier Fassin, antropologo, sociologo e medico, è professore all’Institute for Advanced Study di Princeton e all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. È inoltre titolare della cattedra annuale di salute pubblica presso il Collège de France. I suoi interessi di ricerca concernono la dimensione politica e morale dei mondi contemporanei.
Richard Rechtman è psichiatra, psicanalista e antropologo. Professore all’École des Hautes Études en Sciences Sociales, membro del CESPRA, è riconosciuto come uno dei maggiori specialisti del genocidio cambogiano e dell’antropologia della psichiatria, campi in cui lavora da trent’anni. Ha svolto ricerche sull’antropologia dei perpetratori del genocidio, sui quali ha da poco pubblicato, per le edizioni del CNRS, La vie ordinaire des génocidaires (2020). Sempre suo è Les Vivantes, per i tipi di Léo Scheer (2013).