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«Chiara Lubich è una grande mistica cattolica del nostro tempo». Queste erano le prime parole della mia prefazione per le sue Lettere dei primi tempi, pubblicate nel 2010. È la stessa fondamentale certezza che voglio riaffermare adesso, presentando questo studio scritto da don Rosario Ventriglia nell’ambiente della nostra Pontificia Facoltà Teologica del Teresianum, sempre vicina al Movimento dei Focolari. Penso specialmente ai nostri cari confratelli recentemente scomparsi, P. Jesus Castellano e P. Dario Cumer. Proprio al Teresianum, nel 1998, avevo esaminato la tesi del focolarino Michel Vandeleene sulla teologia di Chiara, una bella tesi fatta sotto la direzione di P. Federico Ruiz, con P. Castellano come primo relatore. Fu per me la rivelazione del grande valore della dottrina di Chiara, della sua originalità, e soprattutto della sua perfetta continuità con tutti i santi che avevo potuto studiare. Già insistevo sul fatto che nell’interpretazione di Chiara si doveva sempre privilegiare questa teologia dei santi (più che degli autori moderni), soprattutto riguardo agli aspetti nuovi e audaci della sua cristologia, con il tema centrale di Gesù Abbandonato. Infatti, con accenti e approfondimenti nuovi, Chiara rappresenta in modo splendido la Theologia Crucis, che è uno dei più grandi tesori della Chiesa occidentale, contemplata e vissuta dai santi e beati, dal medioevo fino ai nostri giorni, come Anselmo, Francesco, Tommaso d’Aquino, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux, Gemma Galgani, Pio da Pietrelcina, Giovanni Paolo II, ecc.