Description
Nel senso comune viene dato per scontato che l’essere umano sia portatore al suo interno di un’essenza, di un homunculus, ovvero una sorta di “doppio” in miniatura che compie, in scala ridotta, ciò che viene manifestato attraverso i comportamenti. A partire dalla concezione “relazionale” del Sé elaborata dalla sociologia, in questo volume l’identità viene invece presentata non in quanto sostanza, ma come il nome attribuito ad uno stato dell’essere, un artefatto narrativo socialmente determinato, la cui funzione principale è quella di fornire, sia soggettivamente che oggettivamente, un dispositivo di riconoscimento coerente e adatto alla propria cultura di appartenenza. I padri fondatori di quella che oggi definiamo sociologia dell’identità – autori quali William James, Charles Horton Cooley, Georges Herbert Mead – sono accomunati da un atteggiamento profondamente “anti-essenzialista” nei confronti del loro oggetto di analisi. Il Sé deve cioè essere considerato, per questi studiosi, un’entità relazionale. Tale rifiuto categorico di ogni possibilità di riferirsi all’identità come ad una “sostanza”, comporta una evidente critica nei confronti di tutti quei paradigmi dell’Homunculus che – da Platone a Paracelso, da sant’Agostino ad alcuni dei più celebri filosofi della mente, neurobiologi, genetisti o teorici della clonazione contemporanei – hanno permeato l’immaginario collettivo delle società occidentali.Nonostante la diffusione crescente delle diverse critiche all’approccio “sostanzialista”, l’Homunculus, cambiando continuamente pelle, sembra però tuttora adattarsi agevolmente alle sempre più accelerate trasformazioni culturali e tecnologiche che investono il mondo contemporaneo, per restare ancora al centro della nostra immagine dell’identità, anche e soprattutto per ciò che concerne la conoscenza nell’ambito del “senso comune”. Oltre a ripercorrere i complessi percorsi dell’Homunculus e delle sue eterogenee rappresentazioni ideologiche nei paradigmi ad esso collegati, in questo volume vengono presentate alcune ipotesi che tendono ad armonizzare in modo alquanto originale i contributi derivanti dalla riflessione storico-sociologica sul Sé con quelli prodotti dall’antropologia filosofica, dalla psichiatria, dalla fenomenologia, dalla psicologia culturale, dalla psicoanalisi, dalla mediologia, dalla neurobiologia e – soprattutto – dall’analisi critica della letteratura autobiografica.