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"Roosevelt stava mettendo a punto la sua definizione di uomo dimenticato. Fino ad allora era stato una figura generica, anche se sempre priva di mezzi… Adesso, identificando il suo uomo dimenticato con i gruppi specifici che voleva aiutare, il presidente stava dimenticando gli altri, creando così un nuovo uomo dimenticato. Il paese si stava spaccando fra i protetti da Roosevelt e tutti gli altri."Alla fine degli anni trenta negli Stati Uniti c'erano ancora situazioni di povertà dickensiana. Era trascorso del tempo ormai dalla crisi economica del 1929, dai primi interventi del presidente repubblicano Hoover, dall'elezione alla presidenza del democratico Roosevelt nel 1932 e dall'avvio della politica del New Deal, che nell'interpretazione storica corrente avrebbe posto fine alla Depressione. Ma perché allora, si domanda Amity Shlaes, la crisi durò tanto a lungo? Nella sua lettura liberista, furono proprio gli interventi del governo in ambito economico a rendere "grande" la Depressione. Hoover non credeva davvero nelle capacità del laissez-faire e del libero mercato e, come Roosevelt dopo di lui, non comprese la fondamentale salute e potenzialità di crescita dell'economia americana degli anni venti. Il New Deal dapprima creò insicurezza e sfiducia con una serie di esperimenti statalisti, poi finì per consolidare il potere delle lobbies. Molti rimasero così esclusi dalle preoccupazioni dell'amministrazione: poveri contadini, piccoli commercianti, cittadini i cui interessi e la cui condizione furono trascurati. Sono questi, per Shlaes, i veri uomini dimenticati – quelli in nome dei quali anche Roosevelt diceva di agire – che attesero una ripresa e un lavoro che, seppur promessi, non arrivarono. In questa nuova e non convenzionale interpretazione della storia della Grande Depressione e del New Deal – che inevitabilmente, fatte le debite differenze, si legge con il pensiero alla crisi economica attuale e a fenomeni populisti come il Tea Party – emergono, a fianco dei presidenti e dei loro collaboratori, le vicende degli oppositori, più o meno illustri, alle scelte del potere pubblico. Tra gli altri, il segretario al Tesoro Mellon, un magnate come Insull, il fondatore della Alcolisti Anonimi, il leader nero Father Divine, una famiglia di macellai kosher di Brooklyn.In un racconto corale dallo stile molto narrativo si delinea un originale spaccato di società e politica americane tra 1927 e 1940, a cui fa da controcanto l'evoluzione della storia in Europa, che con soluzioni autoritarie e totalitarie alla crisi si incammina verso la guerra.