Description
Il pensiero politico di Guicciardini si delinea come una ellisse i cui fuochi sono crisi e ordine. La prima, aperta dalle guerre d’Italia, è la «tempesta» che induce Guicciardini a ripensare le categorie politiche tradizionali e a inaugurare inedite prospettive che siano adeguate ai tempi. Ne deriva la proposta di un ordine non più legittimato da alcun fondamento: né metafisico, né religioso, né naturale. Nemmeno è pensabile che la storia e la politica possano essere assicurate in un sistema scientifico di norme definite e indefettibili. Il mondo è attraversato da una continua varietà, che preclude qualsiasi ipotesi di un suo completo dominio tecnico. Unico rimedio è una «cura» per la città vecchia, senza pretese ri-voluzionarie o seduzioni principesche, le quali invece affascinano l’amico Machiavelli. Per Guicciardini sono solo possibili un contenimento e una valorizzazione degli «umori» della città, mediante un’accurata sintassi istituzionale disposta dai «savi», ossia da coloro che si sono esercitati nella «bottega» della politica. Essi possiedono la «discrezione», frutto di prudenza ed esperienza. In tal modo Guicciardini elabora un ‘nominalismo politico’, che è attento al concreto «particulare» ed è refrattario alle regole astratte.