Description
Nell'anno del centenario del Futurismo, la critica e la storiografia più avvedute celebrano il movimento marinettiano in tutta la sua estensione temporale (1909-1944) e tematica (pittura, pittura murale, scultura, arti applicate, design…). In questa ottica si sono anche riproposte figure di artisti attivi nella stagione degli sviluppi futuristi dagli anni Trenta - quella più comunemente nota, ma impropriamente, come "secondo futurismo" - che dopo attente ricerche si sono rivelati interessanti, per avere anche loro, lasciato un segno autonomo nella grande avventura futurista. In questo volume si analizza a fondo la figura e l'opera di Alessandro Bruschetti (Perugia, 1910-Brugherio, 1980), pittore, muralista, eccelso restauratore e insegnante che, seguendo apparentemente il linguaggio aeropittorico del suo concittadino, il più anziano Gerardo Dottori, uno dei protagonisti del Futurismo, seppe invece dare un'impronta di originalità al suo linguaggio futurista. Tant'è che F.T. Marinetti in persona, vedendo il suo Dinamismo di cavalli dei primi anni Trenta, ne decretò l'ingresso nel suo movimento. La sua pittura d'avanguardia è intrisa di misticismo e lirismo come quella di Dottori per l'ambiente umbro-francescano comune alle due esperienze, ma l'analiticità, il nitore cromatico e formale bruschettiano si rivelano ben presto. Parteciperà al gruppo marinettiano a tutte le più importanti esposizioni in Italia e all'estero (Biennali di Venezia, Quadriennali di Roma, mostre a Berlino, Istanbul). Intanto, si era affermato come uno dei più qualificati restauratori d'Italia, dopo aver frequentato brillantemente a Roma la scuola superiore per il restauro cominciando anche a insegnare materie artistiche fra Umbria e Lombardia. A lui si debbono copie perfette su tavola e tela di opere di autori dal Quattrocento in poi. A Monza si trasferì nel 1956 dove abitò fino ai primi anni Settanta, il che gli consentì di avere stretti legami con i futuristi milanesi della seconda generazione: Andreoni, Acquaviva, Crali soprattutto. Rientrato a Perugia verso i primi anni Settanta, si dedicò in particolare a cicli pittorici di grandi dimensioni per edifici sacri col suo nuovo linguaggio astratto-geometrico. Verso la metà degli anni Sessanta, non volendo diventare epigono di se stesso, Bruschetti maturò uno stile geometrico-spaziale di originalissima concezione, non assimilabile a nessun altro sviluppo futurista, bensì coerente all'evoluzione della poetica marinettiana che lui definì puriluimetria, cioè ricerca dello splendore della luce attraverso le geometrie e il colore. Dopo l'antologica del 1981 e la prima monografia dello stesso anno di Franco Passoni, Massimo Duranti e Antonio Carlo Ponti, pur essendo l'artista comparso in numerose mostre storiche sul Futurismo, non sono state più organizzate esposizioni personali, né erano uscite pubblicazioni su di lui. Con questa monografia, che esce in concomitanza con l'antologica articolata fra Castiglione del Lago e Perugia, lo stesso Massimo Duranti, considerato uno dei più qualificati studiosi degli sviluppi del Futurismo e del Futurismo umbro in particolare, coadiuvato da un'equipe di giovani critici e storici dell'arte: Antonella Pesola, Andrea Baffoni, Francesca Duranti e Caterina Bizzarri, riscopre la figura e l'opera del futurista umbro con saggi su tutti gli aspetti del suo lavoro anche attraverso l'esame dell'archivio dell'artista.
Il volume è a cura di Massimo Duranti con testi di: Leo Strozzieri, Andrea Baffoni, Caterina Bizzarri, Francesca Duranti, Antonella Pesola.