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Corriere della Sera - Michele Salvati
La politica nel nostro paese è piena di odio e colpi bassi, ma tutti riconosciamo nell’Italia la nostra identità comune. Dobbiamo accettare che lo stesso valga per l’Europa, perché è la nostra realtà del ventunesimo secolo. Rendere tabù qualunque dubbio sulle scelte di Bruxelles, come fanno gli europeisti a ogni costo secondo i quali noi italiani abbiamo sempre torto e gli altri sempre ragione, non ha fatto che regalare il monopolio della critica a chi l’Europa vuole distruggerla. E rendere tabù l’amor proprio nazionale ne ha lasciato l’esclusiva a chi lo usa come una clava. Per l’Italia, invece, la scelta non è fra Bruxelles e la via sovranista, ma fra l’integrazione con gli europei e la sottomissione all’impero degli altri: russi, cinesi, americani o i colossi del Big Tech.
Per gli italiani è arrivato il momento di capire che se vogliono davvero fare i propri interessi devono imparare a rivendicarli con forza e determinazione, senza che questo significhi in alcun modo indebolire o distruggere il sistema europeo. Per farlo occorre però prima di tutto togliere l’Europa ai sovranisti e agli europeisti di professione, per restituirla ai nostri figli, e a noi stessi. Senza arroganza, né complessi di inferiorità.
Per amor proprio è un saggio sulla crisi d’identità di noi italiani e il bisogno di ritrovare il senso del nostro posto in Europa.
Biographical notes
e editorialista del Corriere della
Sera, di cui è vicedirettore ad personam.
È passato da Firenze a Bruxelles,
dove ha vissuto per quasi dieci anni a
partire dal 1994. Ha studiato greco antico
all’università dedicandosi poi all’economia
e alla finanza. Ha vinto il Premio
Estense con Noi siamo la rivoluzione
(2012), il Premio Capalbio e il Premio
Pisa con La maestra e la camorrista
(2018). Con Longanesi ha pubblicato,
nel 2019, Per amor proprio. Perché
l’Italia deve smettere di odiare l’Europa
(e di vergognarsi di sé stessa), vincendo
il Premio Orsello.