Descrizione
«Di chi sono queste mani aggrappate al mio abito? Non credo siano alberi né fiumi, non credo neppure siano iene. Ho scritto molto degli alberi e dei fiumi in poesie precedenti. Non farò di questo testo un paradiso né un cimitero. Questo testo è lo specchio del cieco. Se potessi dipingere, mi sdraierei su un letto posando uno specchio sul soffitto e disegnerei i miei occhi da tutte le direzioni, colmi di luce e ombra. La scrittura è qualcosa di diverso. La scrittura è nudità. Se continuassi così potrei rompere l'osso dietro la pupilla e trasformarlo in uno sgabello.»
Poesie della cecità ospita la biografia di donna e di poeta di Lamia Makaddam con la sua straordinaria capacità di generare immagini poetiche e di condensarle visivamente in testi che sono guidati da eventi quotidiani – dalla cucina alla casa, dalla famiglia all’amicizia, dalla solitudine all’amore – tratteggiati con autonomia stilistica, frasi brevi e paragrafi intermittenti, scritti nel poco tempo libero «quei pochi minuti e quelle poche ore che trascorro in bagno, nella vasca, a mangiare, camminare e dormire.» Sono poesie della cecità, claudicanti momenti di crisi, disperazione, improvvisa tenerezza, di fronte ai quali la poetessa si pone come qualcuno che ha perso la vista, ma senza per questo indietreggiare. «Questi sono testi immaginari, proprio come la cecità, vi sembro forse cieca? Vedo pienamente con gli occhi.» Versi in cui ogni istante è inseparabile dalla poesia che l’accompagna, dalla necessità di orientare in senso poetico le relazioni umane, la concezione del mondo, pur nella consapevolezza che la parola è «abito corto che non arriva alle ginocchia». «Le parole hanno complicato i rapporti umani trascinandoli in labirinti, interpretazioni e corridoi senza via d’uscita» e così la scrittura non «si eleverà mai al livello della vita».Ciò nonostante la scrittura continua per amore e il mondo deve fermarsi ad ascoltare la chiamata di una donna che lotta con i suoi pensieri.«Quando una donna invocail mondo dovrebbe fermarsi ad ascoltarla[…]una donna che piange per qualcosa che ha perso e che l’ha persanon è solo vento che sbatte la testa contro un muronon è il sentiero che all'improvviso si è trovato senza un sentieroné la porta che non riconosce la casala donna piange per avvertire del terremotoproprio come fanno i gattinon trascurate una donna che singhiozzasignifica che tutti voinon state bene»
«Quando una donna invocail mondo dovrebbe fermarsi ad ascoltarla[…]una donna che piange per qualcosa che ha perso e che l’ha persanon è solo vento che sbatte la testa contro un muronon è il sentiero che all'improvviso si è trovato senza un sentieroné la porta che non riconosce la casala donna piange per avvertire del terremotoproprio come fanno i gattinon trascurate una donna che singhiozzasignifica che tutti voinon state bene»
Poesie della cecità ospita la biografia di donna e di poeta di Lamia Makaddam con la sua straordinaria capacità di generare immagini poetiche e di condensarle visivamente in testi che sono guidati da eventi quotidiani – dalla cucina alla casa, dalla famiglia all’amicizia, dalla solitudine all’amore – tratteggiati con autonomia stilistica, frasi brevi e paragrafi intermittenti, scritti nel poco tempo libero «quei pochi minuti e quelle poche ore che trascorro in bagno, nella vasca, a mangiare, camminare e dormire.» Sono poesie della cecità, claudicanti momenti di crisi, disperazione, improvvisa tenerezza, di fronte ai quali la poetessa si pone come qualcuno che ha perso la vista, ma senza per questo indietreggiare. «Questi sono testi immaginari, proprio come la cecità, vi sembro forse cieca? Vedo pienamente con gli occhi.» Versi in cui ogni istante è inseparabile dalla poesia che l’accompagna, dalla necessità di orientare in senso poetico le relazioni umane, la concezione del mondo, pur nella consapevolezza che la parola è «abito corto che non arriva alle ginocchia». «Le parole hanno complicato i rapporti umani trascinandoli in labirinti, interpretazioni e corridoi senza via d’uscita» e così la scrittura non «si eleverà mai al livello della vita».Ciò nonostante la scrittura continua per amore e il mondo deve fermarsi ad ascoltare la chiamata di una donna che lotta con i suoi pensieri.«Quando una donna invocail mondo dovrebbe fermarsi ad ascoltarla[…]una donna che piange per qualcosa che ha perso e che l’ha persanon è solo vento che sbatte la testa contro un muronon è il sentiero che all'improvviso si è trovato senza un sentieroné la porta che non riconosce la casala donna piange per avvertire del terremotoproprio come fanno i gattinon trascurate una donna che singhiozzasignifica che tutti voinon state bene»
«Quando una donna invocail mondo dovrebbe fermarsi ad ascoltarla[…]una donna che piange per qualcosa che ha perso e che l’ha persanon è solo vento che sbatte la testa contro un muronon è il sentiero che all'improvviso si è trovato senza un sentieroné la porta che non riconosce la casala donna piange per avvertire del terremotoproprio come fanno i gattinon trascurate una donna che singhiozzasignifica che tutti voinon state bene»
Note biografiche
Lamia Makaddam è una poetessa tunisina. Ha studiato Lingua e letteratura araba all’Università di Sousse prima di trasferirsi nei Paesi Bassi. Ha pubblicato in arabo diverse raccolte di poesie: Assaggio di frutta invernale (2009), Questa poesia è finita, questo amore è finito (2016), Mi troverai in ogni parola che scrivo (2019). La sua ultima raccolta, Il libro del corpo (2024), è stata pubblicata all’interno della collana Ishrakat, diretta dal poeta Adonis. Nel 2000 ha ricevuto il premio letterario Al Hizjra. Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese, olandese, curdo e italiano.
Sana Darghmouni ha collaborato con diverse università italiane in qualità di docente di arabo. Oggi è Collaboratrice ed Esperta linguistica presso l’Università di Bologna.
Ha tradotto e pubblicato in italiano e in arabo numerose raccolte poetiche, opere di narrativa e saggi. Per emuse ha contribuito alla traduzione di La saggezza del condannato a morte e altre poesie di Mahmud Darwish (2022). Dello stesso autore ha
tradotto Non scusarti per quel che hai fatto (Crocetti, 2024).