Nella seconda metà dell’800, il Giappone aprì i suoi porti al commercio internazionale, rinunciando a un isolazionismo durato secoli e ponendo fine al feudalesimo. Ma cosa comportava questo processo di occidentalizzazione? Qual era il prezzo da pagare per trasformarsi in una moderna potenza economica? Riflettendo sui tratti più autentici del popolo giapponese – la cui esistenza sentiva minacciata dalla modernizzazione – Nitobe Inazō ne individua l’origine nel Bushidō, il codice etico dei samurai. È, infatti, dal Bushidō che emanano le virtù più ammirate dai giapponesi: la rettitudine, il coraggio, l’onestà, l’onore, la lealtà e il dominio sulle proprie emozioni. Nel suo agile trattato, pubblicato all’inizio del ’900, Nitobe fa dialogare Oriente e Occidente, cultura e storia giapponesi ed europee, tradizioni filosofiche e religiose di Cina e Giappone – il confucianesimo, il buddhismo, lo shintoismo – e pensatori occidentali antichi e moderni, con l’intento di rivelare e rendere intelligibile l’anima del suo Paese ai lettori occidentali. Il risultato è un testo efficacissimo per comprendere la cultura e l’ethos dei samurai.

Nitobe Inazō (1862-1933) fu un economista, diplomatico e politico giapponese. Sposato con un’americana, visse negli Stati Uniti e in Europa. Nel 1920, quando venne istituita la Società delle Nazioni, ne divenne uno dei sottosegretari geniali. Bushidō. L’anima del Giappone, pubblicato a Philadelphia nel 1900, è la prima importante opera sulla cultura dei samurai e del Giappone feudale scritta in inglese e concepita per il pubblico occidentale.