Descrizione
È giusto che i teatri del lutto e del sangue lascino il posto alla pace quotidiana, a lunghi momenti di oblio e a una conoscenza degli eventi passati meno carica di sentimenti di rivalsa e di ogni altra passione distruttiva che possa essere evocata dal vivido ricordo dei caduti di una guerra fratricida. Sentire troppo l'uno o l'altro dei singoli dolori di cui si compone una guerra civile impedisce di sentire il dolore collettivo e di attenuarlo quel tanto che occorre per capirne le ragioni. Nella Spagna attuale gli impedimenti perché questo avvenga sono ancora molto forti. Lo spazio civico è ancora molto ingombro di salme della guerra civile. Ma ciò non avviene perché gli spagnoli siano più di altri implacabili e inclini alla vendetta. C'è una sequenza di eventi che spiega questo. Essi attengono più alla storia recente che a quella remota. Ed è dunque dalla storia recente che occorre partire per capire le ragioni di quella sorta di immortalità della guerra civile, la sua perdurante presenza nella vita degli spagnoli, che li ha costantemente accompagnati nel corso del tempo come fantasma familiare sia nel silenzio che nelle dispute aperte.
Note biografiche
Gabriele Ranzato ha insegnato Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Pisa. Si è occupato di clientelismo e comportamento elettorale, storia della violenza, della guerra e delle guerre civili. Ha pubblicato, tra l'altro, Il linciaggio di Carretta. Roma 1944. Violenza politica e ordinaria violenza (Milano 1997) e L'eclissi della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini. 1931-1939 (Torino 2004).