Descrizione
Cosa significa autobiografia per una donna che afferma che la propria vita non le appartiene? Quale identità per un soggetto nomade, complesso, polimorfo? Questo libro ci immerge con toni vibranti nell’avventura di una femminista che ha ripensato in modo radicale il soggetto contemporaneo. Nessuna coscienza unitaria trionfante, ma reti rizomatiche, legami plurimi, migrazioni da una lingua all’altra, da un dialetto all’altro, per toccare con mano la contingenza del sé e imparare ad abitare una diversità incarnata, incessantemente in transito. «Soggetto nomade, dopotutto, non faccio che passare». La geografia di luoghi, incontri e passioni che qui si squaderna ci restituisce la vita allegra e a zig zag di una intellettuale di frontiera capace di sfidare ogni forma di identità cristallizzata, sostituendo al cogito cartesiano un nuovo appello per le generazioni a venire: desidero ergo sum.
Note biografiche
Filosofa pioniera del pensiero femminista, la sua vicenda biografica e intellettuale è caratterizzata dal nomadismo: emigrata in Australia durante l’adolescenza, si è presto trasferita a Parigi per conseguire il dottorato alla Sorbona. Dal 1988 è Distinguished University Professor presso l’Università di Utrecht. È stata insignita di diversi riconoscimenti accademici, fra cui i dottorati honoris causa alle università di Helsinki (2007) e Linkoping (2013). È Fellow dell’Australian Academy of the Humanities dal 2009 ed è membro dell’Academia Europaea dal 2014. Influenzata dalla filosofia di Gilles Deleuze e Luce Irigaray, la sua teoria dei soggetti nomadi è un punto di riferimento essenziale del pensiero femminista. Castelvecchi sta pubblicando tutta la sua opera.