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Pechino, 2011. È sera quando un uomo viene scaricato sulla soglia di casa dalla polizia. Si regge con le mani i pantaloni rimasti senza cintura. Sembra stordito, forse ha paura. Un giornalista gli si avvicina ma lui farfuglia solo poche parole, si schermisce: non può rilasciare interviste e spera nella comprensione dei media. È il 22 giugno e Ai Weiwei torna a casa dopo 81 giorni di reclusione. Due mesi prima, l'opinione pubblica mondiale aveva reagito con sconcerto alla notizia dell'arresto del più famoso artista cinese vivente, simbolo di una nuova cultura in lotta per la libertà di espressione in Cina: la fama internazionale, esplosa nel 2010 con l'installazione Sunflower Seeds alla Tate Modern, non era bastata a proteggere quel tenace contestatore dall'aspetto bonario. Attraverso l'arresto di Weiwei, il mondo intero si confrontava con la violenza del regime cinese per l'assenza di diritti fondamentali dell'individuo, per le detenzioni senza un processo che verifichi la responsabilità dei reati, per la sostanziale mancanza di uno stato di diritto. Le parole di Ai Weiwei raccontano i pedinamenti degli agenti in borghese, la detenzione e il rilascio, le angherie del governo, la rabbia e la frustrazione, ma anche le idee e i nuovi progetti; Barnaby Martin le raccoglie una a una nelle stanze dello studio di Pechino. Insieme ricostruiscono la vita dell'artista: l'infanzia con la madre e il padre Ai Qing – poeta amatissimo in patria – e le peregrinazioni dopo la rottura di Qing con Mao; l'adolescenza e i primi anni a Brooklyn con la scoperta di Jasper Johns, Andy Warhol e Marcel Duchamp alla ricerca di un proprio stile. E poi le opere: la pittura, le creazioni protodadaiste, le performance ironiche e le opere concettuali che obbligano lo spettatore a riflettere sulla realtà, per immaginare e realizzare il cambiamento. «Hanging Man» è la testimonianza del coraggio con cui Ai Weiwei ha saputo riprendere la contestazione dopo il suo rilascio, nonché la prova della determinazione con cui Barnaby Martin, senza temere ritorsioni, ha dipinto un affresco sulla Cina moderna, sul suo artista più grande, sulle condizioni dei suoi intellettuali e sullo stato psicologico del partito al governo.