Description
Gli affari sporchi dei servizi segreti.
«A Trapani arrivavano vecchi DC3 carichi di droga. Volavano a bassa quota sul mare per sfuggire ai radar.»
Aldo Anghessa, ex collaboratore dei servizi
«Garantisco che veramente è molto pericoloso interessarsi di queste cose.»
Nicola Maria Pace, ex procuratore della Repubblica
Il traffico di droga è un affare troppo grosso. Ci sono troppi soldi in ballo, troppi scambi internazionali, troppi interessi, troppi incroci con altri mercati sommersi,i n primo luogo quello delle armi. Troppi sono, inevitabilmente, gli attori coinvolti. E non sono solo folkloristici narcos nascosti nella giungla e mafiosi con la coppola e la lupara.
In questa inchiesta coraggiosa e sconvolgente, Marco Birolini indaga sugli aspetti più torbidi del moderno «grande gioco». Lo fa attraverso un approfonditissimo lavoro di ricerca che ripercorre la documentazione prodotta negli ultimi decenni da magistrati e commissioni parlamentari, decenni in cui il nostro paese, e la Sicilia in particolare, si è trovato al centro del commercio mondiale di stupefacenti. Lo fa andando in prima persona a intervistare le fonti più disparate. Lo fa, soprattutto, unificando con grande acume investigativo e chiarezza espositiva le varie piste, per tracciare un inquietante quadro d’insieme, in cui tante vicende «misteriose» della storia italiana recente (fra cui sparizioni e omicidi) trovano la loro naturale collocazione, e in cui hanno un ruolo di primo piano quegli oscuri apparati statali che, protetti dal loro essere «segreti», troppo spesso scordano di essere «servizi».
«A Trapani arrivavano vecchi DC3 carichi di droga. Volavano a bassa quota sul mare per sfuggire ai radar.»
Aldo Anghessa, ex collaboratore dei servizi
«Garantisco che veramente è molto pericoloso interessarsi di queste cose.»
Nicola Maria Pace, ex procuratore della Repubblica
Il traffico di droga è un affare troppo grosso. Ci sono troppi soldi in ballo, troppi scambi internazionali, troppi interessi, troppi incroci con altri mercati sommersi,i n primo luogo quello delle armi. Troppi sono, inevitabilmente, gli attori coinvolti. E non sono solo folkloristici narcos nascosti nella giungla e mafiosi con la coppola e la lupara.
In questa inchiesta coraggiosa e sconvolgente, Marco Birolini indaga sugli aspetti più torbidi del moderno «grande gioco». Lo fa attraverso un approfonditissimo lavoro di ricerca che ripercorre la documentazione prodotta negli ultimi decenni da magistrati e commissioni parlamentari, decenni in cui il nostro paese, e la Sicilia in particolare, si è trovato al centro del commercio mondiale di stupefacenti. Lo fa andando in prima persona a intervistare le fonti più disparate. Lo fa, soprattutto, unificando con grande acume investigativo e chiarezza espositiva le varie piste, per tracciare un inquietante quadro d’insieme, in cui tante vicende «misteriose» della storia italiana recente (fra cui sparizioni e omicidi) trovano la loro naturale collocazione, e in cui hanno un ruolo di primo piano quegli oscuri apparati statali che, protetti dal loro essere «segreti», troppo spesso scordano di essere «servizi».
Notes biographiques
Marco Birolini (Bergamo, 1971) ha collaborato con Ansa, «Il Fatto Quotidiano», «La Stampa» e scrive oggi su «Avvenire». Ha realizzato inchieste su criminalità, traffici di rifiuti, droga e armi. Ha vinto il premio giornalistico Città di Arona nel 2014 ed è stato finalista del premio Cigana nel 2018. Nel 2019 ha contribuito al libro-inchiesta Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (a cura di L. Grimaldi e L. Scalettari, Round Robin). Nel 2022 ha vinto il premio «Cronista dell’anno» assegnatogli dal Gruppo Cronisti Lombardi per un’inchiesta sulla tratta delle nigeriane.