Description
I libri XXXIV-XXXVI della Biblioteca di Diodoro Siculo, pervenuti frammentari attraverso compilatori bizantini, coprono un arco cronologico dal 135 circa al 98 a.C. I temi sono vari e trattati in modo non uniforme, ma condizionato dagli interessi degli escertori. Poiché Diodoro seguiva una struttura annalistica anziché un'organizzazione su ampie tematiche, gli excerpta hanno prodotto brevi inserzioni di argomenti disparati nel corpo di grossi blocchi narrativi. Troviamo notizie sui Seleucidi (dall'assedio di Antioco VII a Gerusalemme alla sua campagna contro i Parti, le vicende di Alessandro II Zabinas e di Antioco IX), sugli Attalidi, sui Tolemei, mentre un ampio racconto riguarda la prima insurrezione servile in Sicilia. I frammenti dedicati ai Gracchi seguono all'inizio una tradizione loro favorevole, ma finiscono con un'impostazione decisamente antigraccana. La narrazione della guerra giugurtina risente in modo particolare della frammentarietà, essendo intersecata da altri argomenti, come un lacunoso accenno a un evento che porta scompiglio e lutto, un articolato elogio degli Scipioni Nasicae e la presentazione di un capo gallico chiamato Contoniato. Nel libro XXXVI ha spazio la seconda guerra degli schiavi in Sicilia; poi nelle vicissitudini di Saturnino s'inseriscono la storia di Batace sacerdote della Gran Madre degli dei e un accenno all'acclamazione a imperator. La conclusione riguarda Metello Pio, benemerito per esser riuscito a far rientrare dall'esilio suo padre Metello Numidico. La discussione sulle fonti, nella sezione introduttiva e nel commento, vede una prevalenza di Posidonio.
Questo volume è uno dei risultati del progetto di ricerca «Commento storico alla Biblioteca di Diodoro», ideato da gruppi di ricerca attivi nel campo della storia antica appartenenti alle Università di Bologna, di Milano (Università Cattolica del Sacro Cuore), di Pavia e di Firenze e cofinanziato dal MIUR. Il progetto prevede di completare il commento complessivo della Biblioteca, compresi i libri frammentari, nel corso di alcuni anni. Benché lo storico-epitomatore siciliano abbia raccolto nella critica moderna il peggio, dal sarcasmo all'insulto, che si possa dire di uno storico e benché sia certo che egli non ha fatto molto per evitarlo, i suoi libri meritano ancora largamente di essere letti e studiati: ciò vale per i periodi storici per i quali Diodoro è di fatto la nostra unica fonte, ma anche per quelli meglio conosciuti, a proposito dei quali ci ha conservato preziose informazioni sia integrative sia alternative. L'appoggio di un commento che finora – con qualche eccezione notevole – è mancato costituisce uno strumento imprescindibile.