Description
Per la prima volta raccolte in un unico, enorme volume a colori, questa volta in edizione brossurata ed economica, le storie più estreme di Miguel Ángel Martín.
Il volume presenta anche un amplissimo apparato critico:
– gli ATTI DEL PROCESSO di sequestro da parte della Procura di Cremona che nel 1995 fecero la storia della censura in Italia;
– la prefazione alla prima edizione e quella alla edizione Purple Press/Castelvecchi;
– un riassunto dei fatti del 1995-96, con comunicato stampa dell’epoca delle Edizioni Topolin;
– una relazione sull’attività editoriale di Jorge Vacca sul finire degli anni ’90, che aiuta a definire i suoi intenti (“Qualcuno deve pure fare il lavoro sporco”);
– la scansione della lettera di Milo Manara;
– la lettera di Aldo Busi;
– la lettera di Oliviero Toscani
Una delle opere contenute nel volume infatti, Psycho Patia Sexualis, fu ritenuta troppo violenta, incoraggiante al suicidio, alla pedofilia, all’omicidio ed alla tortura e fu sequestrata in tipografia.
Un coro di voci autorevoli si levò per appoggiare la causa di Martín, da Milo Manara a Oliviero Toscani. Tutte le loro testimonianze sono state fotografate ed inserite nel volume.
Questo enorme volume a colori raccoglie la produzione più estrema di Miguel Ángel Martín. Non era mai accaduto che tutto questo fosse riunito in un unico volume:
– Hard-on, inedito in Italia, interamente a colori;
– Psycho Patia Sexualis, il fumetto che ha fatto la storia della censura in Europa. Con l’ultima storia che non era mai stata pubblicata così come voluto dall’autore: a colori;
– Anal Core, finora disponibile solo in volumetti spillati;
– Snuff 2000, come sopra;
– Feel the Pain, Feel the Pleasure, raccolta inedita in tutto il mondo, interamente a colori;
– Foto di scena e storyboards del film Snuff 2000, di Borja Crespo.
Tutte le opere sono state tradotte da capo perché le traduzioni precedenti erano state effettuate in un’epoca in cui probabilmente non era così importante come lo è oggi l’assoluta fedeltà al testo originale dell’autore. E inoltre non era stato usata la font “Martín” personale del maestro spagnolo.