Description
“Dopo” i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945, in cui l’utilizzo della bomba a fissione nucleare fu intenzionalmente distruttivo, il panorama storico, politico, sociale e culturale è radicalmente, ovvero epocalmente, cambiato. Ma un filo rosso lega il dopoguerra all’oggi: una matrice comune di inquietudine e un simile asse interrogativo sembrano rinascere.
Che cosa si deve pensare della catastrofe nucleare “dopo” Hiroshima e Nagasaki? Che cosa resta di quella che dai contemporanei fu definita un’“apocalissi”? Inoltre, che dire dell’uti-lizzo civile del nucleare? Cosa rimane di Chernobyl e del “dopo” Chernobyl, di quell’incidente del 1986 che oramai è quasi solo un ricordo sinistro? Come comprendere il disastro di Fukushima del 2011, ancora più problematico perché sviluppatosi in una centrale nucleare ma generato da due catastrofi naturali, un terremoto e uno tsunami ?
Tali nomi e luoghi, legati in modo esplicito o implicito al “nucleare”, sono da intendersi come dei momenti storici essenziali in cui i confini tra uomo e natura, tra natura e tecnica, tra ricerca e responsabilità, sono messi a nudo e di fronte ai quali gli uomini, e gli intellettuali in primis, sono chiamati a ripensare radicalmente, differentemente, i loro contenuti e confini. Questo è dunque l’obiettivo del libro qui presentato: tentare di dare “intelligibilità” a quella materia incandescente, così come alle incongruenze, alle aporie e perfino ai limiti delle catastrofi stigmatizzate, direttamente o indirettamente, dal “nucleare”.
Notes biographiques
Orietta Ombrosi insegna Antropologia filosofica al Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma. Ha pubblicato Le crépuscule de la raison. Benjamin, Adorno, Horkheimer, Levinas à l’épreuve de la Catastrophe (2007), tradotto in inglese (2012) e in italiano (2014), e L’umano ritrovato. Saggio su Emmanuel Levinas (2010). Ha curato i seguenti volumi collettivi: Tra Torah e Sophia. Orizzonti e frontiere della filosofia ebraica (2011), Ebraismo al femminile. Percorsi diversi di intellettuali ebree del Novecento (2017), insieme a R. Zagury-Orly, Derrida-Levinas. An Alliance Awaiting the Political (2018).
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