Description
Dall’Ungheria all’Italia, dopo la Brexit e l’avanzata dei partiti xenofobi, stiamo vivendo un «momento populista» che, lungi dall’essere un rimedio al neoliberismo, secondo Fassin, ne è un sintomo. Gli elettori di estrema destra, infatti, non sono vittime delle quali si debba ascoltare il disagio; il loro risentimento non si trasformerà in rivolta. Il populismo non è, dunque, l’antagonista ma lo strumento del neoliberismo: Wall Street applaude Trump; e, quanto all’Europa neoliberale, Macron non è l’anti-Salvini. In questo quadro l’autore sottolinea l’insensatezza per la sinistra di combattere il neoliberismo, sull’esempio di Podemos e della France insoumise, convertendosi al populismo. Meglio rivolgersi a quelli che rifiutano le sirene del neofascismo: gli astensionisti. E scegliere, in questa fase di democrazia precaria, di ricostruire una sinistra più che costruire un popolo.
Notes biographiques
Éric Fassin, sociologo impegnato, è professore all’università Paris 8 Vincennes-Saint-Denis e ricercatore del LEGS (Laboratoire d’études de genre et de sexualité, CNRS). Ha pubblicato Démocratie précaire. Chroniques de la déraison d’État (La Découverte, 2012) e Gauche: l’avenir d’une désillusion (Textuel, 2014). In preparazione: Le genre français (La Découverte, 2019).