“Una inalienabile e indistruttibile qualità umana”. Clonazione e ingegneria genetica nella riflessione di Jean Baudrillard e Jürgen Habermas

Published in Sociologia n. 3/2017 – Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali | A brief exploration of the decoupling of ethical and political life in America
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2018
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9788849249811
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Nel mondo contemporaneo sono di grande importanza alcune espressioni dell'immaginazione utopica nel campo dell'ingegneria genetica e delle tecniche di clonazione. Il tema è antico e risale alla città del sole (1602) di Tommaso Campanella per arrivare a J.B.S. Haldane o Aldous Huxley e altri. La sociologia è stata messa in discussione e continua a mettere in discussione le questioni sollevate da queste tecniche negli orizzonti sociali e legali e sulle nozioni della persona che presumono o mettono in discussione. Da questo punto di vista, è interessante confrontare due sociologi contemporanei che hanno espresso un ampio dibattito su questi temi: da un lato Jean Baudrillard con La soluzione finale: Clonazione oltre l'umano e inumano (2000), dall'altro Jürgen Habermas con The Future of Human Nature (2003). La considerazione di due sociologi, molto diversi e distanti, può rivelare elementi di un certo interesse e di una vicinanza inaspettata se ci concentriamo su tre aspetti. Primo, l'utopia è lo sfondo comune delle riflessioni. In Baudrillard il riferimento è presente come contesto problematico generale, mentre in Habermas viene indirettamente evocato con il riferimento a "chimere" e "immagini mitiche" e l'attribuzione di "esperimento mentale" alla sua scrittura. In secondo luogo, la riflessione riguarda lo status della "persona": in Habermas ciò avviene facendo riferimento al principio di responsabilità degli studi sul corpo di Hans Jonas e Helmuth Plessner; in Baudrillard, tuttavia, ciò avviene in modo obliquo, all'interno di una sociologia critica che si muove attorno al tema della fine o alla scomparsa del Soggetto. Infine, entrambi si confrontano con la questione della tecnica e arrivano, in modi diversi, a una posizione simile che offre una risposta alla domanda di Max Weber sulla necessità di "dominare la vita con la tecnica (...) e che in definitiva ha senso ”.



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