Description
Dalle ceneri della Primavera araba, si è acceso in Siria, dal 2011 a oggi, uno dei conflitti civili più lunghi e violenti della storia recente. Janine di Giovanni – pluripremiata reporter americana che ha vissuto, dalla guerra nei Balcani, tutti i fronti più caldi degli ultimi decenni – ha seguito sin dal principio le ostilità che hanno lacerato la Siria. Erede dei più grandi reporter di guerra – Gourevitch, Applebaum, Kapuściński – Janine di Giovanni racconta dall’interno un paese sull’orlo della disintegrazione, abbracciando il punto di vista delle vittime più fragili e sole: le persone normali, le madri, i figli, gli anziani, coloro che hanno perso tutto, i giovani soldati mandati a combattere. Questi indimenticabili ritratti dal fronte, scritti con passione, empatia e tenerezza, testimoniano le conseguenze di una guerra civile che ha visto un popolo armarsi e combattere contro se stesso, arrivando a distruggere uno dei paesi più sviluppati del Medio Oriente e sollevando questioni che riguardano noi tutti – i milioni di profughi e rifugiati, la nascita e diffusione dell’ISIS, le costanti tensioni fra le potenze internazionali. Il giorno che vennero a prenderci è lo straordinario racconto di un’umanità che sopravvive all’orrore e dell’incredibile capacità di resistenza della vita, contro tutte le forze che spingono al suo annientamento.
Notes biographiques
Janine di Giovanni ha lavorato come inviata di guerra in Bosnia, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sierra Leone, Cecenia e in molti altri paesi. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Courage in Journalism nel 2016, due Amnesty International Awards e il premio Hay Prose. È analista e ricercatrice specializzata in crimini di guerra, consulente per le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali e insegna presso il Centro per gli Studi sulla Sicurezza di Ginevra e alla New America Foundation. I suoi reportage sono apparsi su “The New York Times”, “Vanity Fair”, “Newsweek” ed è autrice di sette libri. Il giorno che vennero a prenderci è stato eletto Miglior libro dell’anno per il “New York Post” ed è stato pubblicato in 18 lingue.