È lecito mettere le mani su due classici della letteratura ottocentesca quali Typee e Omoo, i due testi di esordio di Herman Melville, smontarli e rimontarli con disinvoltura, farne emergere i nuclei narrativi e cestinare il resto, ricercarne il messaggio e andare oltre, fino a ricavarne un romanzo nuovo, dove il passato e il presente si incontrano in una Polinesia incandescente, fra sciamani e cannibali, esperimenti nucleari e rivolte indigene? Chi non ritiene lecito un simile esperimento non legga questo libro.