Descripción
Nel nostro Paese alla pubblica amministrazione si imputano le patologie tipiche della burocrazia: inefficienza, indifferenza rispetto alle esigenze concrete, rigidità, chiusura alle innovazioni. Ciò è all’origine del rapporto difficile fra i cittadini e le istituzioni nel nostro Paese. Il saggio di Aldo Travi riconduce la difficoltà di questo rapporto ad alcuni problemi di fondo: la mancanza di criteri aggiornati di responsabilità, la conflittualità esasperata fra i diversi livelli pubblici, la confusione fra politica e amministrazione, la debolezza degli apparati tecnici, la svalutazione dei contributi individuali, la disattenzione per la cura del rapporto personale col cittadino.
A tutto ciò contribuiscono deficit culturali, abitudini inveterate e soprattutto, così sostiene l’Autore, una diffusa indifferenza, anche a livello politico, rispetto ai problemi reali dell’amministrazione, pur esplosi in tutta la loro gravità nel recente periodo di emergenza sanitaria. L’amministrazione, che dovrebbe rappresentare un fattore decisivo per lo sviluppo economico e sociale e costituire lo strumento principale per contrastare piaghe secolari come la corruzione e la criminalità organizzata, fallisce spesso nei suoi obiettivi più elementari.
L’Autore sostiene che anche nell’amministrazione pubblica la gestione e la valorizzazione delle risorse umane dovrebbero essere poste al centro dell’attenzione, come si conviene per qualsiasi apparato complesso; invece queste esigenze risultano di fatto trascurate o addirittura subordinate a esigenze clientelari. Nel nostro Paese viene piuttosto enfatizzato, spesso strumentalmente, il ruolo del legislatore (si pensi alla retorica delle c.d. riforme), come se a ogni problema riscontrabile nella pubblica amministrazione si possa dare una risposta taumaturgica dettando regole nuove. In questo modo anche le sfide cruciali che il nostro Paese deve oggi affrontare, come quella rappresentata dal PNRR o dalla transizione ecologica, rischiano di essere perse.
A tutto ciò contribuiscono deficit culturali, abitudini inveterate e soprattutto, così sostiene l’Autore, una diffusa indifferenza, anche a livello politico, rispetto ai problemi reali dell’amministrazione, pur esplosi in tutta la loro gravità nel recente periodo di emergenza sanitaria. L’amministrazione, che dovrebbe rappresentare un fattore decisivo per lo sviluppo economico e sociale e costituire lo strumento principale per contrastare piaghe secolari come la corruzione e la criminalità organizzata, fallisce spesso nei suoi obiettivi più elementari.
L’Autore sostiene che anche nell’amministrazione pubblica la gestione e la valorizzazione delle risorse umane dovrebbero essere poste al centro dell’attenzione, come si conviene per qualsiasi apparato complesso; invece queste esigenze risultano di fatto trascurate o addirittura subordinate a esigenze clientelari. Nel nostro Paese viene piuttosto enfatizzato, spesso strumentalmente, il ruolo del legislatore (si pensi alla retorica delle c.d. riforme), come se a ogni problema riscontrabile nella pubblica amministrazione si possa dare una risposta taumaturgica dettando regole nuove. In questo modo anche le sfide cruciali che il nostro Paese deve oggi affrontare, come quella rappresentata dal PNRR o dalla transizione ecologica, rischiano di essere perse.