Descripción
L’invito di Antonio Gramsci a una critica letteraria che, senza rinunciare alla propria specificità, potesse essere critica della cultura e progetto di emancipazione per le masse popolari ha subito, nel corso del secolo scorso, non pochi ripensamenti, fino ad arrivare a un netto travisamento. La sinistra culturale italiana non ha saputo interpretare, per varie ragioni, quella particolare dialettica tra autonomia e specificità che Gramsci intravede nella sfera culturale e che deposita nella riflessione contenuta nei Quaderni. Questo saggio ne ricostruisce i nodi concettuali, studiandone la proiezione ideologica sugli eredi: alcuni dei quali, vicini alle posizioni del Pci, dimostrano di non sapersi svincolare dalla lezione invadente dell’idealismo crociano; altri, attestati su posizioni rivoluzionarie, finiscono per promuovere una rinuncia al senso politico della letteratura e dell’arte. Attraverso i libri di Franco Fortini, Alberto Asor Rosa, Arcangelo Leone De Castris e altri, si propone una piccola storia della critica letteraria marxista, letta alla luce di un tradimento delle indicazioni gramsciane, il recupero delle quali, oggi, in un’epoca in cui l’autonomia dei saperi sembra essere divenuta la legge stessa della frammentazione culturale, appare all’autore urgente rilanciare.