Descripción
L'hanno presentata come una missione umanitaria e di peace-keeping, era una guerra. Una guerra mai dichiarata apertamente, ma in cui le Forze armate italiane hanno avuto 53 morti e 723 feriti. Gli eroismi, le bugie e le ipocrisie dell'intervento in Afghanistan raccontati per la prima volta dalla voce di chi ci ha combattuto.
La missione era nata da subito all'insegna dell'ipocrisia: «Siamo intervenuti in difesa di un alleato NATO dopo l'11 settembre»,mentirono i politici. L'attacco all'Afghanistan fu invece parte dell'operazione Enduring Freedom, a iniziativa americana, non autorizzata dall'ONU. La NATO subentrò solo più tardi.Spedendo i primi soldati fuori da Kabul, in zona di combattimenti, nel 2003, il ministro della Difesa dell'epoca dichiarò: «Èuna missione a rischio, ma le sue finalità sono comunque di peace-keeping». In realtà già da fine 2001 i piloti del gruppo Lupi Grigi decollati dalla portaerei Garibaldi erano impegnati nelle missioni di bombardamento sull'Afghanistan insieme agli aerei americani: ne compirono 278.Non c'era pace da mantenere laggiù, lo dimostra anche l'esistenza di una unità come la Task Force 45, formata dall'élite delle forze speciali italiane, quotidianamente impegnata in azioni di combattimento, ma la cui esistenza all'inizio non era nemmeno ammessa dal governo. Numerosi 'operatori' della fantomatica TF-45 raccontano nei particolari le operazioni di guerra, portate a termine spesso senza poter contare sul supporto degli aerei italiani.In vent'anni di intervento la guerra ha portato con sé corruzione, ruberie, appetiti economici, tradimenti. E il bilancio è uno solo: la situazione in Afghanistan è peggiorata.
Notas biográficas
Massimo de Angelis è stato per vent'anni inviato speciale e defense correspondent del TG1. Ha realizzato reportage e corrispondenze su mafie, terrorismo e da teatri di crisi e di guerra degli ultimi anni. Ha partecipato al primo corso di sopravvivenza in zone di guerra del ministero della Difesa. Documentarista di progetti umanitari internazionali, nel 2015 gli è stato conferito su proposta di Amnesty International il Premio Italia Diritti Umani. Ha pubblicato il romanzo L'uomo con il turbante, ambientato in Afghanistan (Rubbettino 2019).
Giampaolo Cadalanu, inviato speciale del quotidiano "la Repubblica", si occupa da oltre trent'anni di crisi e conflitti in tutto il mondo, dal Medio Oriente ai Balcani, dal Sudan all'Afghanistan, dalla Libia all'Ucraina, dallo Sri Lanka al Libano. Come defense correspondent ha seguito i soldati italiani nelle diverse missioni all'estero. Gli sono stati conferiti, tra l'altro, il Premio Boerma della FAO e la Colomba d'oro dell'Archivio Disarmo.