Descripción
Paolo nacque, visse e morì da ebreo. Non fu un apostata ma un figlio d’Israele che facendosi seguace di Gesù aderì a un movimento messianico e apocalittico di riforma all’interno del giudaismo. Senza sminuire alcuno dei suoi aspetti più originali e creativi, l’indagine restituisce il contesto ebraico della predicazione paolina incentrata non su un messaggio di esclusione ma sull’annuncio della misericordia di Dio per i peccatori.
Secondo una certa tradizionale interpretazione cristiana, Paolo avrebbe presentato il battesimo e la fede in Cristo come unica ed esclusiva via di salvezza. Ma quando si rileggono gli scritti di Paolo all’interno del giudaismo del I secolo, le sorprese non mancano. Per Paolo la giustificazione offerta ai peccatori attraverso la morte del Cristo non sostituisce la Torah e la legge naturale, che restano le vie primarie di salvezza, ma a loro si aggiunge: i giusti ebrei hanno la Torah; i giusti tra le genti hanno la loro coscienza; e i peccatori, le pecore perdute della casa d’Israele e tra le nazioni che siano cadute senza speranza sotto il dominio del male, hanno il Cristo al cui perdono potersi fiduciosamente affidare.
Notas biográficas
studioso del giudaismo del Secondo Tempio e delle origini cristiane, completata la propria formazione in Italia, dal 1992 insegna negli Stati Uniti presso la University of Michigan. Dal 2001 dirige l’Enoch Seminar da lui fondato. Tra le sue pubblicazioni sono disponibili in italiano: Il medio giudaismo (Marietti 1993), Oltre l’ipotesi essenica (Morcelliana 2003), I giudaismi del Secondo Tempio (Morcelliana 2008) e Dallo stesso grembo (con P. Stefani, EDB 2012).