Descripción
Nei momenti di difficoltà, quando la squadra sembra sulle ginocchia e dalla tribuna partono i soliti fischi impazienti, i veri tifosi interisti guardano il cielo e chiedono il solito favore a Peppino. «Peppino Prisco facci un gol...» è uno dei cori più frequenti e affettuosi di uno stadio e di un pubblico che dal 2001 soffre di una nostalgia incredibile per il suo più grande, ironico e geniale dirigente. Principe del Foro di Milano, medaglia d’argento al valore militare per essere stato uno dei tre ufficiali reduci della divisione Julia, tragicamente decimata sul fronte russo, vicepresidente dell’Inter dal 1963, Prisco ha vissuto tre vite in una e in tutte ha saputo riversare la sua straordinaria capacità di comunicare la sua arguzia. Adorato dai suoi e irresistibilmente simpatico anche ai nemici di sempre (milanisti e juventini), l’alpino interista Giuseppe Prisco ha saputo più di ogni altro incarnare lo spirito vincente e umano della Grande Inter morattiana, mai spento nemmeno negli anni più bui, quelli in cui non gli è mancato il coraggio di caricarsi la squadra sulle spalle e di mettere la faccia anche dove e quando il suo ruolo era solo di rappresentanza. Questo suo libro, scritto nel 1993 e diventato presto un piccolo culto per i tifosi interisti, arricchito oggi dalle nuove prefazioni di Fabrizio Biasin e del figlio Luigi, rappresenta un’occasione unica per ricordare (o per conoscere) – a cent’anni dalla sua nascita e a venti dalla sua scomparsa – uno dei più grandi e indimenticabili protagonisti del calcio italiano, in un anno che lo avrebbe fatto felice, quello della vittoria dello scudetto della sua squadra tanto amata.
Notas biográficas
Giuseppe Prisco, meglio noto come Peppino Prisco (1921-2001) è stato un avvocato e dirigente sportivo, vicepresidente dell’Inter dal 1963 al 2001. Nato a Milano da padre napoletano e madre milanese, a 19 anni è sottotenente degli Alpini e partecipa alla campagna di Russia.
Avvocato dal 1946, è stato presidente dell’Or- dine di Milano dal 1967 al 1982.
Sposato con due figli, è stato vicepresidente dell’Associazione Nazionale Alpini, ha ricoperto cariche nella Federcalcio e nel ciclismo, ed è stato anche capo del GITET (Gruppo italiano tennis da tavolo) dopo aver vinto i campionati milanesi di ping-pong nel ’40 e nel ’47.
Tifoso nerazzurro dall’età di 8 anni, è entrato nel Consiglio dell’Inter nel 1950, e vi è rimasto fino alla fine dei suoi giorni. Non risulta abbia tenuto fede a una delle sue battute più celebri: «Il giorno prima di morire vado a fare la tessera del Milan, così se ne va uno di loro».
Giuseppe Baiocchi (1950-2013), milanese, giornalista. Dopo essere stato assistente di Storia contemporanea all’Università Statale di Milano, nel 1977 è entrato al «Corriere della Sera», collaborando- vi per ventidue anni. Dal 1999 al 2002 ha diretto «la Padania».