Descripción
Libro dell'anno per «The Times»
La vera storia dell'uomo che ha sfidato la più grande organizzazione criminale del mondo
Jorge Salcedo è in trappola. Pur facendo parte da anni del cartello della droga di Cali, la più grande organizzazione criminale al mondo, è riuscito a conciliare la sua morale con il suo ruolo, evitando il lavoro sporco, tenendosi pulito: tutte cose che gli consentivano di dormire relativamente tranquillo. Fino a oggi. Il giorno che temeva è arrivato, ha solo una scelta: uccidere o essere ucciso. Salcedo non è sempre stato uno spregiudicato uomo dei narcos, ha una famiglia e una coscienza. Le sue mani non erano macchiate di sangue. Ma adesso gli è rimasta solo una cosa da fare, e significa rischiare la propria vita, quella dei suoi familiari e la sicurezza di chiunque abbia mai amato. Significa distruggere l’intera organizzazione. È il prezzo da pagare per la sua redenzione.
L’incredibile storia dell’uomo che sfidò il cartello di Cali
«La Colombia è stata massacrata dai signori della droga: questa è una storia appassionante di come un uomo gli si sia opposto.»
The Times
«In questo intenso e avvincente lavoro d’inchiesta Rempel dimostra le virtù del giornalismo investigativo.»
David Grann, autore di Z. La città perduta
«L’impero dei narcos rivela l’abilità di un grande narratore, che ritrae la sanguinosa guerra della droga da un punto di vista interno.»
James Risen, autore di Stato di guerra. Le attività segrete della CIA durante l’amministrazione Bush
William C. Rempel
È stato per oltre trent’anni giornalista investigativo e editor per il «Los Angeles Times». Tra i temi di cui si è occupato ci sono al Qaeda, l’11 settembre, Ferdinando e Imelda Marcos, le tecnologie nucleari e i cartelli della droga in Colombia. In ambito nazionale, i suoi reportage hanno più volte rivelato scandali politici e portato alla luce questioni controverse all’interno della Casa Bianca. È stato premiato con numerosi riconoscimenti in ambito giornalistico tra cui l’Overseas Press Club award, il Loeb Award ed è stato tra i finalisti per il Goldsmith Prize per il giornalismo d’inchiesta.