Description
Per quali esigenze si è costituito un discorso, o meglio: un’ampia seriedi discorsi, intorno a ciò che si definisce “spazio interiore”, e per qualiforme? La sua genesi è legata alla consapevolezza del non coincidereintegralmente con ciò che facciamo e diciamo, con i nostri modi d’essere in relazione agli altri. C’è uno scarto, un residuo in cui risiederebbe la nostra identità più profonda – qualcosa che resta sempre indietro,per così dire, rispetto a ciò che di noi si mostra nel quotidiano. Solocollocandosi in questo più proprio ci si emanciperebbe dalla scena incui si atteggia e gesticola invano la maschera sociale. Per questo, sindagli inizi della cultura occidentale, sorge la difficile pratica del volgere le spalle al mondo alla ricerca del proprio intimo, del ritrarsi in esso.Ma come individuarlo? Quando si prova a tradurlo in linguaggio, sifinisce col tradirlo in un universale in cui si smarrisce. Tale ricercasembra piuttosto una costruzione del sé. Radicata per secoli nell’ideadi un esercizio del libero arbitrio come fulcro dell’anima individuale,è riemersa poi nel più ampio orizzonte del soggettivismo moderno,del suo “umanismo”. Pur pensandosi spesso come una sorta di contro-movimento rispetto ad esso, ha finito col situarsi, seppure in una tensione mai risolta, nel suo grande alveo.
Questo libro non è una storia dell’idea di interiorità. Pure, individua una delle sue genesi nella tragedia greca. E tenta di cogliere le sue linee essenziali in una serie di figure (filosofi, artisti, scrittori) e di punti di svolta storici in cui essa di volta in volta riaffiora, da Montaigne a Sade, da Dürer a Messerschmidt, da Nietzsche a Rilke.
Questo libro non è una storia dell’idea di interiorità. Pure, individua una delle sue genesi nella tragedia greca. E tenta di cogliere le sue linee essenziali in una serie di figure (filosofi, artisti, scrittori) e di punti di svolta storici in cui essa di volta in volta riaffiora, da Montaigne a Sade, da Dürer a Messerschmidt, da Nietzsche a Rilke.