Description
Avversario ammirevole, anche se temibile; abietto infedele; violento e crudele; rozzo, ignorante, barbaro; nemico dei propri nemici e perciò utile alleato; sodale inaffidabile e scaltro;modello di suddito devoto e obbediente. Viste allo specchio, le immagini del Turco in età moderna, lungi dall’essere univoche o statiche, riflettono i timori e le aspirazioni dell’Occidente, le sue preoccupazioni e i suoi conflitti. In un’Europa disorientata dagli imprevedibili orizzonti delle nuove scoperte geografiche e dilaniata da innumerevoli lacerazioni interne, l’esigenza di difendere un’identità vacillante si pone all’origine di una rappresentazione dell’alterità giocata sul contrasto e sull’opposizione. È così che il Turco diventa l’Altro, per antonomasia, anche se né gli scontri né le rivalità con la Mezzaluna riusciranno a bloccare, di fatto, le persistenti trame dei rapporti commerciali e diplomatici tra gruppi di differente fisionomia etnica e religiosa. Nel lungo arco di tempo che va dalla fine del Quattrocento sino agli anni della Rivoluzione francese, la letteratura turchesca conosce in Europa le forme più diverse, dalla trattatistica politico-militare ai filoni profetici, dalle cronache ai racconti di viaggio, dai fogli volanti ai giornali. In Italia, in particolare, i discorsi sull’Altro assumono un ruolo centrale nella formazione della nostra cultura politica e nell’elaborazione della nostra appartenenza identitaria. Nel contesto di una società alle prese con l’emergere di nuovi soggetti istituzionali e di nuove forme di convivenza tra Chiese e Stati, i saperi e i discorsi sulla società ottomana si alimentano di tradizioni preesistenti, d’intrecci e filoni sotterranei, di racconti di viaggio, di letture proibite; d’immagini da veicolare e di discorsi da censurare, di realtà e di fantasie; di sogni e desideri a cui solo la lontananza dell’oggetto descritto riesce a dare corpo e parola.