Description
Quello che state per leggere è l'incredibile racconto di una tragedia nazionale, che macina lutti e sparge dolore come una vera e propria macchina da guerra. Una guerra che prima di finire sui giornali nasce nelle case, dentro le famiglie, nel posto che dovrebbe essere il più sicuro e il più protetto e invece diventa improvvisamente il più pericoloso. Solo a metà del 2012 sono più di 80 le donne uccise in Italia dai loro compagni. 137 nel 2011. Una ogni tre giorni. Riccardo Iacona ha attraversato il paese inseguendo le storie dei tanti maltrattamenti e dei femminicidi. Finalmente la voce di chi subisce violenza possiamo ascoltarla, insieme alle parole degli uomini, quelli che sono stati denunciati: Avevo paura di perderla. Gliele ho date così forte che è volata giù dal letto.... Qual è allora l'Italia vera, quella dove l'amore è una scelta e le donne sono libere, o quella delle tante case prigione in cui siamo entrati?... Questa è una storia che ci riguarda da vicino, perché ci dice come siamo nel profondo scrive Iacona. È un fenomeno che non si può catalogare tra i fatti borderline. Sono decine i casi di violenza silenziosa e quotidiana che si consumano nelle nostre case. La sera, appena sentivamo il rumore della macchina di lui, io e i bambini entravamo in agitazione; dicevo loro: 'Mettetevi subito davanti alla tv'. Così la vita diventa un inferno, se questi sono gli uomini.
Biographical notes
Riccardo Iacona non voleva fare il giornalista. Al punto che anche quando già lo stava facendo da parecchi anni, se Michele Santoro non avesse insistito – «Riccardo, non fare il fesso, vai a fare almeno l’esame di Stato!» – oggi non sarebbe neanche giornalista professionista. È una delle tante cose che deve a Michele Santoro e a Samarcanda, Il Rosso e il Nero, Il raggio verde, Moby Dick, Sciuscià-Edizione straordinaria, le tante trasmissioni nelle quali ha lavorato dal 1988, anno in cui è entrato a far parte della squadra della terza rete Rai diretta da Angelo Guglielmi. Da quel momento in poi è entrato nel «fiume del lavoro», una trasmissione dietro l’altra fino a diventare «autore di se stesso»: da diversi anni, infatti, lavora all’ideazione e alla realizzazione di suoi programmi; prima con la serie dei «W»: W gli sposi, W il mercato e W la ricerca, poi con Case!, Ospedali!, Tribunali! e Pane e Politica; e adesso con Presadiretta, l’ultimo programma a cui sta lavorando, a partire dal quale, nel 2010, ha pubblicato per Chiarelettere il libro "L’Italia in Presadiretta"(2010). Si considera molto fortunato perché sostiene che la Rai in cui ha mosso i primi passi era in forte espansione: era nata da poco una nuova rete, tutta da costruire, ci volevano giornalisti, autori, registi, le tre reti si facevano concorrenza tra loro e si moltiplicavano le trasmissioni di approfondimento giornalistico o comunque di racconto della realtà; insomma, erano decine le botteghe aperte dove un apprendista come lui poteva imparare a usare per la prima volta gli strumenti del mestiere e nutrire qualche speranza di costruire una carriera. Tutto l’opposto di oggi, dove il segno prevalente è quello della sottrazione: meno programmi giornalistici, meno finestre aperte sulla realtà, meno innovazione e meno competizione. Risultato: più conformismo. E migliaia di ragazzi, di giovani giornalisti, che rimangono fuori della porta, alla periferia della professione, senza uno straccio di contratto. È sicuro che se cominciasse adesso non riuscirebbe a fare neanche un decimo di tutto il lavoro che ha prodotto dal 1988 a oggi. Nel 2012, ha pubblicato per Chiarelettere ‹Se questi sono gli uomini›.