Description
La storia del leader bolscevico Michail Frunze si cela, non troppo velatamente, in uno dei primi testi letterari che si arrischiarono a descrivere dall’interno la Rivoluzione russa. Pubblicato per la prima volta sulla rivista «Novyj mir» e immediatamente censurato, Storia della luna che non si spense narra la fine del rivoluzionario che avviò il primo soviet russo e che morì per avvelenamento da cloroformio durante un’operazione non necessaria allo stomaco ordinata da Stalin. Boris Pil’njak affronta questa storia tragica con il suo stile potente e incredibilmente moderno, cinematografico e generoso di invenzioni, doti che lo innalzarono tra i più illustri narratori russi del secolo scorso.
Biographical notes
Nato a Mozajsk nel 1894, Boris Pil’njak iniziò a scrivere a nove anni. Autore indipendente, capace di sguardo critico nei confronti della Rivoluzione d’ottobre e della guerra civile che ne seguì, raggiunse grande popolarità ma suscitò anche aspre critiche da parte della censura con il romanzo L’anno nudo (1922), a cui seguì il racconto qui proposto (1926), ritirato subito dopo la sua pubblicazione. Dopo un tentativo di riallinearsi al partito con Il Volga si getta nel Caspio (1930), rivelatosi però insufficiente per una piena riabilitazione, Pil’njak venne arrestato nel 1937 e condannato a morte nel 1938.