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Che significato può avere oggi un'antologia dedicata esclusivamente a versi di donne?
O, meglio, per venire subito al nodo della questione, è legittimo parlare di poesia al femminile, quasi che questa espressione stia ad indicare una vera e propria categoria letteraria?
Armanda Guiducci, scrittrice e giornalista, in un'intervista riportata da Biancamaria Frabotta nella sua Inchiesta poetica, mette in guardia dall'implicito maschilismo di questa distinzione:
«Infatti per poesia femminile si intende correntemente una sottopoesia, destrutturata o debole, patetica o sentimentale. Questa poesia di rose e cartapesta viene normalmente opposta alla poesia virile, cui si attribuisce invece empito di petto, potenza di astrazione e così via».
Ed effettivamente un testo antologico di poesia al femminile (tanto più se i curatori sono entrambi di sesso maschile) potrebbe suscitare comprensibili sospetti di omaggio paternalistico alla graziosa anomalia costituita dai versi di donne in un panorama letterario normalmente al maschile.
Ci affrettiamo, pertanto, a sgombrare subito il campo da ogni sospetto del genere, affermando in modo convinto che la poesia non ha sesso, e che come afferma ancora la Guiducci al termine dell'intervista nella buona poesia non c'è distinzione tra maschile e femminile, poiché «entrambe partecipano di un'unica, indivisa sfera di sensibilità e di intelligenza».
Facciamo anche nostra per essere ancora più chiari l'espressione del critico Luigi Baldacci (a proposito della poesia di Patrizia Valduga), secondo il quale la poesia femminile è una «categoria aperta a tutti».
Detto ciò, si può tuttavia ipotizzare che la poesia delle donne abbia una sua specificità, e in quanto tale possa essere letta ed estrapolata, così come è possibile farlo per quella appartenente ad una determinata area geografica, linguistica e culturale o epoca storica. Se l'individualità di ogni poeta e di ogni poesia consiste in un «diverso modo di sentire, di interpretare le cose» (Gaia de Beaumont), non è errato sostenere che nei fattori di tale diversità possa rientrare anche la specificità del sentire in quanto donne.
Questa specificità è poi, fuori di ogni dubbio, acuita dagli esiti di una cultura e di una società che hanno spesso discriminato i sistemi di valori e di giudizio riferiti ai due sessi. Ciò è in particolare rilevabile nella poesia d'amore, che costituisce, peraltro, buona parte di tutta la poesia lirica di ogni tempo.
Afferma al riguardo Dacia Maraini, all'interno della già citata Inchiesta: «Credo che scrivere come donne significhi scoprire le ragioni delle donne dal punto di vista culturale, economico, sociale, sessuale. Non credo che esista una letteratura femminile e una maschile. La letteratura non ha sesso. Ma esistono i punti di vista, i miti, le fantasie, i desideri di chi scrive.
Finora la letteratura ha espresso gli interessi, le passioni, le voglie, i gesti, gli amori, le paure degli uomini. La donna ha potuto solo raramente e di straforo introdurre la sua voce in questo coro maschile».
Una differenza determinata dalla storia della società e dei costumi, e che, sul piano squisitamente letterario, si risolve anche in un più specifico problema di modelli:
«Come tutte le donne che si avvicinano alla poesia, mi sono trovata davanti soprattutto libri di poeti uomini».
E ciò è tanto più vero nei paesi in cui la discriminazione nei confronti delle donne è ancora a uno stadio più arretrato rispetto alla nostra cultura occidentale, come in molti paesi del Medio Oriente, della Cina, dell'Africa, dell'America Latina.
È a questa irruzione spesso così difficile, e per ciò stesso tanto più tenace ed esaltante, del sentire di donne in contesti socio-culturali quasi sempre al maschile, che vogliamo dedicare il nostro omaggio, con una scelta di versi di trenta poetesse delle più svariate epoche e aree linguistico-culturali, corredati del racconto delle loro esistenze, ora eccentriche e scandalose, ora ritirate e silenziose, ora avvolte nel mistero e nell'ignoto.
Tale scelta è stata necessariamente parziale ed arbitraria, ma ci siamo sforzati comunque di coprire un arco cronologico (ed anche geografico) il più ampio possibile, proponendo trenta voci femminili che ci sono parse, nel vastissimo panorama disponibile, particolarmente significative per la singolarità dell'esperienza di vita o della personalità, o per l'emblematicità della condizione sociale e/o culturale.