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C’è un legame tra crisi della politica e crisi della spiritualità? Quanto pesa in questa doppia crisi l’assenza della voce profetica? E cosa può rappresentare l’elezione di papa Francesco? Politica e spiritualità sono oggi investite da quell’ideologia della privatizzazione che le ha come svuotate. Se non esistono ingiustizie sociali ma solo offese personali; se l’impegno collettivo, la solidarietà sono debolezze da eliminare; se non ci sono alternative tra opzioni diverse; allora la politica, che è decisione e mediazione tra valori e interessi differenti, cessa di esistere. Quella medesima ideologia ha prodotto una spiritualità come cura di sé, star bene con se stessi, in una logica narcisistica e individualista che è la perversione della spiritualità. Ciò che è paradossale è che quanto più la crisi è strutturale, tanto più si cerca la risposta nella tecnica, che non la può dare. Si invoca il tecnico, ma è del teorico, del pensatore che abbiamo bisogno, colui che sia in grado di prospettare altre idee e un’altra visione. Qui entra in gioco la voce profetica che non prevede o predice il futuro, come erroneamente si pensa, ma dice ciò che gli altri non dicono e vede ciò che gli altri non vedono del presente. E cosa è la politica se non questo: leggere il presente per orientare il futuro? L’assenza della profezia è dunque uno dei fattori della crisi della politica. Questo discorso riguarda anche la Chiesa: i mali che più la affliggono, autoreferenzialità e chiusura, sono gli stessi della politica. L’elezione di Bergoglio appare come una scossa. Per lui la vita cristiana è una lotta, non ci può essere un «cristiano da salotto». Senza profezia, come ha più volte ripetuto, la Chiesa scade nel clericalismo, si ammala. Il suo impegno è far rivivere un cristianesimo evangelico facendo recuperare alla Chiesa una dimensione spirituale da troppo tempo smarrita. Resta aperto un interrogativo di fondo: la rivoluzione dello stile, il primato dell’atteggiamento sono sufficienti ad affrontare la crisi della Chiesa o non è indispensabile riformare norme, regole e dogmi che mostrano tutta la loro inadeguatezza? E saprà la Chiesa tornare a parlare delle cose ultime e non di tante altre cose? Domande che ci riguardano tutti.